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A Melendugno i lavori di espianto degli ulivi sono già ricominciati, dopo momenti di tensione tra la polizia e i manifestanti che presidiavano l’area. Il via libera per la Tap, Trans Adriatic Pipeline,è arrivato nella tarda serata di lunedì 27 marzo con una nota che il ministero dell’Ambiente ha inviato alla Prefettura di Lecce. Secondo la Valutazione di impatto ambientale (Via) del ministero, le problematiche naturalistiche sarebbero state vagliate attentamente e la prescrizione A 44 risulta ottemperata. Proprio sulla prescrizione, che riguarda il ripristino ambientale ed è una delle 66 prescrizioni emesse dai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, si è giocato per mesi lo scontro tra la società del metanodotto e la Regione Puglia. L’attività di espianto era cominciata il 17 marzo ed era stata bloccata dai No Tap, che avevano impedito ai camion di raggiungere il cantiere.

Le proteste- In località San Basilio, a difendere gli ulivi, c’erano circa 300 persone. Gli attivisti hanno presidiato il cantiere fin dall’alba. Per consentire il passaggio dei mezzi della ditta che ha l’incarico dei lavori, è stato necessario l’intervento della polizia che ha forzato il blocco dei manifestanti. Agli attivisti si sono aggiunti cittadini e studenti, accompagnati dagli insegnanti.

Il progetto – La Tap partirà in prossimità di Kipoi, al confine tra Grecia e Turchia, dove si collegherà al Trans Anatolian Pipeline (TANAP), proveniente dalla Georgia. Attraverserà Grecia e Albania, fino ad arrivare sulla costa adriatica. Il tratto sottomarino comincerà nella città di Fier e arriverà sul litorale salentino, in prossimità di Santa Foca, per poi riemergere per circa un chilometro nell’entroterra. La tubatura sarà poi nuovamente sepolta in una trincea di un metro di profondità da scavare tra gli oliveti di Melendugno.

I tentativi di Emiliano-  La Regione aveva giudicato illegittimo l’espianto e per impedirlo aveva fatto appello prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, per la mancata applicazione della “direttiva Seveso”. Entrambe le sentenze hanno escluso che questa direttiva dovesse essere applicata, ritenendo che il progetto non sia assimilabile a un impianto industriale. Lo scorso 29 dicembre il governatore aveva anche presentato ricorso alla Corte Costituzionale, ritenendo di essere stato scavalcato dal Governo nella scelta dell’area in cui far approdare il gasdotto. Come ricorda Il Fatto Quotidiano, la strada della Consulta è forse l’unica ancora percorribile per ostacolare l’iter scelto da Roma.

Le critiche dei 5 stelle-  Gli esponenti del M5S sono accorsi a dare il loro sostegno ai manifestanti e hanno criticato duramente Emiliano, che secondo loro sarebbe troppo impegnato nella corsa alla leadership del Pd e non avrebbe mostrato sufficiente interesse e preoccupazione per le sorti del territorio. «La Regione soltanto avrebbe la facoltà di impugnare la nota ministeriale che concede le autorizzazioni a procedere nei lavori alla Tap; ci aspettiamo che sia avviato un procedimento di fronte al Tribunale Amministrativo al fine di chiarire che la competenza a dare il placet ai lavori del gasdotto fa capo esclusivamente alla Regione Puglia», ha dichiarato il deputato Diego De Lorenzis.

Il parere dell’Ue – Secondo il commissario europeo all’Unione energetica, Maros Sefcovic, l’infrastruttura supporterà il processo di decarbonizzazione cominciato con gli accordi di Parigi e avrà effetti positivi sull’economia pugliese, che potrà beneficiare di una fonte di energia pulita e diventare pilota di altre iniziative analoghe. Secondo i detrattori questo non compenserà gli eventuali danni al turismo e all’agricoltura, al momento non quantificati.