Beppe Grillo

Beppe Grillo parla con i giornalisti a Firenze (foto ansa)

Il prossimo governo sarà politico. L’ha detto ieri Giorgio Napolitano, durante la cerimonia annuale di scambio d’auguri con le alte cariche dello stato. Ritorno alla normalità dopo la parentesi professori? Non è scontato. Anzi. Perché sulla strada per il Parlamento è lanciato un corpo estraneo alla politica tradizionale: il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Conquistata Parma nel maggio 2012 con l’elezione del sindaco Pizzarotti, il partito ha fatto un altro passo avanti alle regionali in Sicilia, dove ha raccolto il 15,3 per cento delle preferenze. Più del Pd.

«Il voto in Sicilia è stato importante», spiega Giuliano Santoro, autore di Un grillo qualunque, saggio e inchiesta sul fenomeno 5 stelle. «Molti sostengono che il voto a Grillo sia un voto d’opinione, ma la Sicilia ha dimostrato che non è così. E che il movimento riesce a essere il primo partito anche in una regione dove il numero gli utenti internet non è altissimo». Ovvero: non vota per il movimento solo chi ha trent’anni e usa la banda larga.

Ora si apre la prospettiva elezioni nazionali. Il passaggio non è privo di ripercussioni. Ne sanno qualcosa Federica Salsi e Giovanni Favia, espulsi da Grillo, con un tweet, a inizio dicembre. «Si preferisce espellere alcuni esponenti per mantenere il controllo sul movimento – osserva Santoro – ed è paradossale, perché i 5 stelle si presentano come una forma di democrazia diretta».

«Così il movimento rischia di diventare un logo», ha denunciato Raffaella Pirini, consigliera comunale di Forlì, allontanata perché, in un’intervista, aveva espresso la propria solidarietà alla Salsi. Un logo firmato Casaleggio. Esperto di web marketing, attento al panorama internazionale (è l’unico, in Italia, ad aver parlato con il guru di Obama, Michael Slaby), Casaleggio ha trasformato un comico genovese in un megafono di democrazia partecipativa.

«Il movimento – continua Santoro – risponde a quella parte di popolazione che in questi anni è rimasta inascoltata. Penso alla generazione dei trenta-quarantenni che non hanno rappresentanza né soluzioni. Sono loro il nucleo del primo grillismo». La generazione fantasma, l’ha definita Mario Monti. E con loro le donne, l’altro elefante invisibile nel panorama della politica italiana.

«Grillo ha posizioni estreme sul genere femminile, ma poi alle primarie la maggioranza dei candidati sono proprio donne. E’ una delle sue contraddizioni», conclude Santoro. Donne e generazione fantasma. Se nel parlamento queste due (false) minoranze saranno rappresentate, dipenderà tutto dalla prossime elezioni.

Susanna Combusti