Meno arretrati, più indipendenza e ritardi da cancellare. La sfida della giustizia amministrativa si gioca su tre fronti. “Occorre essere fedeli alla Costituzione e difendere l’interesse pubblico dalla prevaricazione di poteri privati più forti, ricordando che la tutela dell’interesse pubblico è innanzitutto tutela dei cittadini più deboli e meno provveduti”. Queste le parole che il presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini, ha rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella conclusione del suo intervento alla cerimonia di insediamento e di inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini

Il presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini. (foto ANSA)

Durante il suo discorso, Giovannini ha voluto evidenziare il dato secondo cui “i Tribunali regionali e il Consiglio di Stato hanno conosciuto nell’ultimo decennio notevoli passi avanti, abbattendo di quasi 60 per cento l’arretrato esistente all’inizio del nuovo secolo”. Nonostante questi risultati, ha però sottolineato, “non mancano ancora ritardi nella definizione dei giudizi, al quale stiamo cercando di porre rimedio”. Di conseguenza, il presidente del Consiglio di Stato ha auspicato “di veder costituite nel nostro Paese, come nel resto dell’Unione Europea, Corti amministrative interregionali di Appello, dinanzi alle quali dovrebbe concludersi il contenzioso di carattere locale, restando di competenza del Consiglio di Stato solo quello di valenza nazionale”.

Alla cerimonia era presente anche il premier Mario Monti, secondo cui “nel nostro ordinamento c’é un profondo processo di cambiamento del diritto amministrativo”, che “richiede una nuova impostazione tra poteri pubblici e cittadini”. Il presidente del Consiglio ha voluto ricordare come nel Paese ci sia sempre più “una esigenza di diffuso controllo, anche preventivo, sull’operato della Pubblica amministrazione”, e si è detto sicuro che “l’intera Giustizia amministrativa saprà mantenere la sua autorevolezza adeguandosi alle esigenze di cambiamento che il Paese chiede”.

Alessandro Minissi