«Deciderà il Parlamento, a Marrakesh non firmeremo nulla». Così Matteo Salvini ha annunciato la retromarcia dell’Italia sul Global Compact,  smentendo precedenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che si è poi allineato al leader della Lega, e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Pur lasciando lo spiraglio dell’approvazione parlamentare, l’Italia di fatto si aggiunge al gruppo di Paesi contrari a sottoscrivere la proposta delle Nazioni Unite di stabilire una serie di principi comuni in materia di immigrazione, accoglienza e lotta alla discriminazione. Una scelta non condivisa da Federica Mogherini, Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, che ha affermato: «Ci sono falsi miti da sfatare sul global compact: non creerà nessun obbligo per gli Stati, è un quadro da cui gli Stati possono trarre spunto per le loro politiche nazionali. Se vogliamo governare e disciplinare la migrazione e renderla ordinata umana e sostenibile allora il global compact è lo strumento più forte per difendere i nostri interessi nazionali».

Il Global Compact – Nel 2016 al Palazzo di Vetro di New York l’allora presidente Usa Barack Obama propose all’Onu di concordare un documento comune sulle migrazioni. Da allora si è arrivati all’attuale Global Compact for Migration, che sarà firmato a Marrakesh tra il 10 e l’11 dicembre. Il documento non è vincolante, non pone obblighi per i firmatari ed è una dichiarazione d’intenti per assicurare una migrazione “sicura, disciplinata e regolare”. I dieci principi fondanti della carta Onu riconoscono sia i diritti umani dei migranti in ogni fase della migrazione, con particolare riguardo per quelli di donne e bambini, sia il diritto degli Stati alla propria sovranità in materia, purché sia esercitata tramite la rule of law e rispettosa delle norme internazionali, stimolando allo stesso tempo la cooperazione. Tra i 23 obiettivi del documento si leggono anche incentivi ad aprire vie legali di immigrazione e all’integrazione dei migranti in una società multiculturale. Proprio su questi punti si sono sollevate le critiche dei Paesi contrari.

I Paesi contrari – Come su molte altre materie, il presidente americano Donald Trump ha voluto cambiare radicalmente rispetto al suo predecessore e ha ritirato l’appoggio statunitense. «Le nostre decisioni sull’immigrazione devono essere sempre prese dagli americani e solo dagli americani», è stata la spiegazione della Casa Bianca. Questa posizione sovranista è condivisa da alcuni paesi dell’Unione Europea che già hanno tenuto atteggiamenti molto rigidi in materia. Alla contrarietà del gruppo di Visegrad, composto da Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, si sono aggiunte la Crozia e la Bulgaria, attraversate dalla ‘rotta balcanica’ dei migranti, e l’Austria di cui si ricordano le estemporanee chiusure e militarizzazioni del passo del Brennero. A questi Paesi si aggiunge ora l’Italia gialloverde, nonostante i contrasti passati con molti di questi governi.

Favorevoli e contrari – La decisione di Salvini trova il plauso di Fratelli d’Italia, la cui leader Giorgia Meloni aveva definito il Global Compact una follia che «distrugge di fatto i confini e gli Stati nazionali favorendo l’immigrazione incontrollata». Dall’altro lato del Parlamento, Laura Boldrini di Liberi e Uguali ribatte che «il Global compact, il cui esito non è vincolante, vuole solo essere un forum per trovar soluzioni; l’Italia si lamenta sempre di essere lasciata sola e quando c’è l’occasione non va all’incontro: è gravissimo».