Il premier Enrico Letta, tra il vicepremier e ministro dell'Interno Angelino Alfano e il ministro degli Esteri Emma Bonino

E’ iniziato al Senato nella mattinata di martedì 30 aprile il dibattito sul voto di fiducia al governo di Enrico Letta. Le dichiarazioni di voto sono previste alle 11.30 e la prima “chiama” alle 13. Lunedì 29 aprile il nuovo esecutivo ha ottenuto la fiducia a Montecitorio, con 453 voti a favore e 153 contrari.

Lavoro come priorità, stop all’Imu a partire da giugno, niente aumento dell’Iva a luglio, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e dei doppi stipendi dei ministri-parlamentari, attenzione a giovani ed esodati, riforma dei partiti, abolizione delle province e maggiore attenzione all’Europa.

18 mesi di tempo per realizzare la Grande Riforma (monocameralismo con Senato delle regioni, nuova legge elettorale, riduzione dei parlamentari, rafforzamento dei poteri del premier). In 50 minuti di discorso Letta chiede su questi punti la fiducia, rivolgendosi ai partiti «con il linguaggio sovversivo della verità», avvertendo il peso della responsabilità e «impegnandosi a fare in modo che le mie spalle siano larghe e solide».

A sostenere il nuovo governo Pd-Pdl-Scelta Civica, mentre Sel, Fratelli d’Italia e M5s votano contro. La Lega, come annunciato, si astiene. «Diciotto mesi per fare le riforme col Senato federale è una prospettiva che a noi interessa», ha commentato il segretario della Lega Roberto Maroni sulla Convenzione proposta dal premier, avvertendo: «Faremo le nostre battaglie senza sconti».

Nel discorso non sono mancati i ringraziamenti e un pensiero ai due carabinieri feriti nella mattinata di domenica. Silenzio, invece, sui temi dei diritti civili e della giustizia, probabilmente per non urtare la “sensibilità” degli alleati del Pdl.

Dura la reazione del Movimento 5 Stelle, che ha definito il governo: «Una mano di vernice su un muro rovinato dalla muffa, sembra un esecutivo stato-mafia». Letta, non perdendosi d’animo, ha invitato il Movimento a “scongelarsi”, perché le riforme vanno fatte insieme. Soddisfazione è arrivata da Silvio Berlusconi: «I patti sembrano rispettati – dice ai suoi -. Ma se ci fosse un fallimento del governo si dovrebbe andare a elezioni e chi si fosse assunto la colpa ne subirà la pena». Alle 17.30 di martedì 30 Letta incontrerà Angela Merkel, come annunciato dal portavoce del cancelliere tedesco, Steffen Seibert.

Silvia Morosi