Si è insediato il governo di Giorgia Meloni con una lista di 24 ministri, uno in più rispetto all’esecutivo di Mario Draghi. Cinque tecnici e sei ministre nella squadra della prima donna italiana a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio. A pochi giorni dal giuramento presso il Quirinale, fa discutere il cambio di nome di alcuni dicasteri. Il ministero della Transizione ecologica si chiamerà Ambiente e Sicurezza energetica, lo Sviluppo economico cambia in ministero delle Imprese e del Made in Italy, le Politiche agricole diventano Agricoltura e sovranità alimentare, mentre al ministero dell’Istruzione si aggiunge la specifica “del merito”. Alcuni ministri sono già al centro di polemiche per pubblicazioni e posizioni passate, dalla militanza femminista della ministra senza portafoglio Eugenia Roccella alla posizione del nuovo ministro dell’Istruzione sull’immigrazione. Ecco chi sono i nuovi ministri.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier. Tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, nello stesso anno viene eletto per la prima volta al Parlamento europeo, di cui è stato presidente dal 2017 al 2019. Dopo le ultime polemiche sulle posizioni filo-putiniane espresse da Silvio Berlusconi, la nomina di Tajani alla Farnesina è stata accolta con favore dal presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber: “Lui è la garanzia dell’atlantismo di Forza Italia”. Dal 2018 è vicepresidente di FI.
Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture della Mobilità sostenibili e vicepremier. Dal Viminale ai cantieri. Il leader della Lega, 49 anni, a capo del partito dal 2013, ha portato la Lega dal 4 al 33 percento nel 2019, puntando sui temi dell’immigrazione e allargando il consenso a livello nazionale. In merito all’incarico il nuovo ministro ha dichiarato di essere pronto a “far ripartire i cantieri, da Nord a Sud”, promettendo particolare attenzione alle periferie.
Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento. Friulano, inizia a militare nel Movimento Sociale Italiano durante gli anni dell’università. Dal 1998, anno in cui è eletto nel consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia con Alleanza Nazionale, ricopre più volte le cariche di consigliere e assessore regionale. Nel 2015 passa a Fratelli d’Italia, partito con cui arriva in Senato nel 2018.
Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione. “Modernizzazione, digitalizzazione e semplificazione”. Queste le priorità per la PA secondo il neo ministro, 60 anni, che dell’operato del suo predecessore Renato Brunetta vuole “salvare tutto quello che ha fatto”. Laureato in giurisprudenza, Zangrillo ha alle spalle una grande esperienza da manager in aziende come Marelli, Fiat e Iveco. Per il settore pubblico si è dichiarato aperto allo smart working, ma a “determinate condizioni”.
Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Leghista della prima ora, nel 1993 diventa presidente della Lega Lombarda di Umberto Bossi e dal 1995 al 2002 è segretario della Lega Nord. Entra in Parlamento per la prima volta nel 1992 ed è sempre riconfermato nelle legislature successive. Quattro volte vicepresidente del Senato e già ministro nei governi Berlusconi II e IV, Calderoli è però ricordato per la legge elettorale “Porcellum”, da lui proposta nel 2005: a legge approvata, Calderoli stesso la definisce “una porcata”.
Sebastiano Musumeci, ministro per le Politiche del Mare e per il Sud. Dalla Sicilia a tutti i mari. Presidente uscente della Regione Sicilia, 67 anni, la sua carriera politica comincia a Catania dove è stato eletto presidente della Provincia con il Msi nel 1994. È stato sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro durante il quarto governo Berlusconi. Unico governatore siciliano mai indagato negli ultimi 30 anni, nel 2017 ha rinunciato alla corsa a Palazzo d’Orleans.
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e il Pnrr. Ex presidente della Puglia, arriva in Fratelli d’Italia nel 2018 dopo un passato nella Democrazia Cristiana sulle orme del padre e in Forza Italia. Con FI è europarlamentare nel 1999 e nel 2014, deputato nel 2006. Nel 2008 diventa ministro per gli Affari regionali del governo Berlusconi IV. In Europa è copresidente del gruppo Conservatori e Riformisti Europei, guidato da Giorgia Meloni.
Andrea Abodi, ministro per le Politiche giovanili e lo Sport. Una carriera da dirigente in ambito sportivo e poi il dicastero. Nato a Roma 62 anni fa, attualmente è presidente dell’Istituto per il Credito sportivo, dopo anni da presidente della Lega calcio di Serie B, consigliere della Figc e consigliere di Coni servizi.
Eugenia Roccella, ministra della Famiglia, della natalità e delle pari opportunità. Figlia di Francesco Roccella, tra i fondatori del partito radicale, inizia la sua esperienza politica come militante radicale e femminista. Nel 1975 pubblica un libro dal titolo “Aborto: facciamolo da noi“, a favore della legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Nel 2008 entra alla Camera con il Pdl, ora è in Fratelli d’Italia. È nota per le sue posizioni critiche nei confronti delle unioni civili, dell’eutanasia e della gestazione per altri. Sull’aborto ha detto di non considerarlo un diritto, ma “il lato oscuro della maternità”.
Alessandra Locatelli, ministra della Disabilità. È la più giovane della squadra di Meloni e già assessore alla famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità presso la Regione Lombardia. Leghista, 46 anni, è laureata in sociologia con specializzazione nella cura delle persone affette da disabilità psichica. La carriera politica come esponente del Carroccio passa da Como, dove è stata segretaria cittadina di partito.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministra per le Riforme istituzionali. Presidente del Senato nella scorsa legislatura, è stata la prima donna italiana a ricoprire questa carica. Giurista di formazione, aderisce a Forza Italia alla sua nascita nel 1994. Nel 2018 il presidente della Repubblica le affida un incarico esplorativo per la formazione del governo, ma l’esito non è positivo. Da sempre favorevole alla riapertura delle case chiuse, è invece fermamente contraria all’equiparazione tra matrimonio e unione civile.
Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno. Napoletano, 59 anni, è giurista di formazione ed è l’attuale prefetto di Roma. Ha ricoperto ruoli di rilievo sia nelle istituzioni locali che in quelle nazionali. Nel 2009 ha diretto l’Ufficio Relazioni Parlamentari al ministero dell’Interno mentre durante il primo governo Conte è stato capo di Gabinetto su richiesta di Matteo Salvini. È ricordato anche per le nomine a prefetto di Lodi nel 2011 e prefetto di Bologna nel 2017.
Carlo Nordio, ministro della Giustizia. Ex magistrato, negli anni Ottanta e Novanta dirige le indagini sulle Brigate Rosse in Veneto e sulle cooperative rosse. Prima del pensionamento nel 2017 ha seguito anche l’inchiesta sul Mose di Venezia. Da sempre favorevole alla separazione delle carriere in magistratura, è invece critico verso la legge Severino. Tuttavia, ha dichiarato che cambiare la Severino non è tra le priorità. Fratelli d’Italia lo ha votato come candidato di bandiera alle ultime elezioni presidenziali.
Guido Crosetto, ministro della Difesa. Fondatore di Fratelli d’Italia, conosciuto come il “gigante gentile” della destra. Ex democristiano, prima di creare il partito guidato da Giorgia Meloni era stato sottosegretario di Stato al ministero della Difesa nel governo Berlusconi IV. È stato presidente della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD) e presidente dell’azienda di tecnologie navali militari Orizzonte Sistemi Navali.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle finanze. Vicesegretario della Lega, inizia la sua carriera politica come sindaco di Varese nel 1995. L’anno successivo entra in Parlamento, dove siede ininterrottamente da 26 anni. Laureato alla Bocconi, è uno dei massimi esperti di economia del Carroccio. Ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi, Giorgetti è considerato uno dei leghisti più moderati e vicino al premier uscente.
Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico. Due volte viceministro sotto Berlusconi e presidente uscente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). Padovano, 65 anni, cresciuto in Sicilia. Militante dell’MSI e tra i fondatori di Alleanza Nazionale, approda al dicastero di via Veneto appena rinominato ministero delle Imprese e del made in Italy con alle spalle una carriera da giornalista, imprenditore e politico. È presidente della Fondazione di cultura politica Farefuturo.
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Già capogruppo di FdI alla Camera, è un esponente di vecchia data della destra italiana. Militante del Fronte della gioventù (MSI) e di Alleanza Nazionale, nel 2012 segue Giorgia Meloni nella rottura con il Pdl. Dal 2010 al 2013 è assessore ai trasporti della Regione Lazio. Come ministro dell’Agricoltura ha annunciato il suo impegno contro la contraffazione del made in Italy e contro ogni strumento di classificazione dei prodotti, come Nutriscore, che possa danneggiare i prodotti italiani. È sposato con Arianna Meloni, sorella di Giorgia.
Gilberto Pichetto Fratin, ministro della Transizione ecologica.Un economista per salvarci dalla crisi energetica. Tocca a lui, 68 anni, uno dei dossier più complessi del governo Meloni, nel ministero appena rinominato dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Commercialista e insegnante di formazione, in politica segue il tracciato di Silvio Berlusconi. Nel 2013 è stato vicepresidente della Regione Piemonte. Con Draghi invece al Mise come viceministro.
Marina Calderone, ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Consulente del lavoro, dal 2005 guida il Consiglio nazionale dell’Ordine della sua categoria. Dal 2014 al 2020 è nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica, poi in quello di Leonardo. Sostenitrice del taglio del cuneo fiscale, si è espressa a favore della revisione del reddito di cittadinanza: “Non c’è dubbio che la riforma varata nel 2019 sia rimasta incompleta, non tanto nella parte relativa alle politiche passive […] quanto per quella relativa alle politiche attive”.
Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione. Giurista “del merito”. Professore ordinario di Diritto romano all’Università di Torino e all’Università Tor Vergata di Roma, 61 anni. Senatore dal 2001 al 2013, è il nuovo capo del ministero rinominato dell’Istruzione e del Merito. È stato assessore provinciale all’istruzione e all’edilizia scolastica della Provincia di Milano. A pochi giorni ore dalla sua nomina la polemica su un testo scritto nel 2016 dal titolo “L’impero romano distrutto dagli immigrati”.
Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca. Vicecoordinatrice nazionale di Forza Italia dal 2021, è stata capogruppo del suo partito al Senato nella scorsa legislatura. Nel 2008 viene eletta per la prima volta in Parlamento nelle fila del Pdl. Nel 2011 ricopre l’incarico di ministra per le Politiche europee per quattro mesi prima delle dimissioni dell’ultimo governo Berlusconi. Negli ultimi anni si è schierata più volte a favore dei diritti civili. È professoressa di Diritto pubblico comparato all’Università di Bologna.
Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura.“Renderò grande la cultura italiana”. Si presenta così Gennaro Sangiuliano, 60 anni, che da direttore del Tg2 approda alla nuova carica di ministro della Cultura. Giornalista, scrittore e docente, Sangiuliano è stato direttore del quotidiano Roma e vicedirettore di Libero. Nel 2003 l’ingresso in Rai e poi il passaggio, nel 2009 al Tg1. Da scrittore, è autore di diversi saggi dedicati alla politica estera, da ultimo nel 2019 “Il nuovo Mao – Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi”.
Orazio Schillaci, ministro della Salute. Rettore dell’Università Tor Vergata di Roma dal 2019, è professore ordinario di Medicina nucleare. È membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità.
Daniela Garnero Santanché, ministra del Turismo.“Madre, imprenditore, senatore della Repubblica con Fratelli d’Italia”. Questa la descrizione di Daniela Garnero Santanché, 61 anni, sul suo profilo Twitter. Con una carriera imprenditoriale che spazia dal marketing alla comunicazione, Santanché è stata socia di maggioranza di Visibilia Editore, con cui ha gestito la raccolta pubblicitaria de il Giornale. È stata editore di Novella 200 e Visto. Ha poi fondato il locale Billionaire insieme a Flavio Briatore