Non solo l’indagine per corruzione che sta facendo tremare il governo. Adesso sul sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, aleggia anche l’ombra di un affare immobiliare sospetto riguardante l’acquisto di una palazzina a Bresso, piccolo comune a nord di Milano. La notizia è stata anticipata domenica e sarà il tema centrale dell’inchiesta di Report che andrà in onda il 6 maggio. Ma nonostante le nuove accuse, il “caso Siri” è più aperto che mai: sembrava chiuso dopo l’intervento del premier Giuseppe Conte, che aveva annunciato la richiesta di revoca dell’incarico per l’indagine della Procura di Roma, ma è stato rimesso in discussione domenica quando Matteo Salvini, in un’intervista al Corriere della Sera, ha chiesto «almeno un rinvio a giudizio» per le dimissioni. E così i toni tra i due alleati di governo sono tornati durissimi: con un post sul blog il Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Lega di «tirare fuori le palle e far dimettere Siri». La risposta di Salvini è arrivata direttamente dal suo tour in Toscana in vista delle elezioni amministrative: «Mi dicono ‘tiri fuori le palle’? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia – ha risposto ieri – Tappatevi la bocca, lavorate e smettere di minacciare il prossimo, è l’ultimo avviso».
La palazzina e i soldi da San Marino – Secondo le prime anticipazioni, i soldi per comprare l’edificio, intestato alla figlia di 24 anni, sarebbero arrivati da una banca di San Marino che avrebbe concesso un mutuo senza alcuna garanzia (nessuna ipoteca) e senza considerare l’acquirente: Siri ha sulle spalle un patteggiamento a un anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta e nel 2017 ha dichiarato un reddito da 25mila euro. La provenienza dei soldi, 585mila euro, avrebbe fatto insospettire il notaio Paolo De Martinis che, dopo aver stipulato l’atto di compravendita, ha segnalato tutto all’autorità antiriciclaggio della Banca d’Italia (Uif). Una denuncia che solitamente viene fatta quando si sospetta una provenienza illecita dei capitali. Secondo le anticipazioni di Report, la palazzina composta da sette appartamenti è stata acquistata lo scorso 31 gennaio dalla società immobiliare di Policarpo Perini, che Siri conosce bene essendosi candidato nel 2013 a sindaco di Bresso con il Pin (Partito Italia Nuova) fondato proprio dal sottosegretario prima di entrare nella Lega. L’edificio, come si legge nell’atto, è stato acquistato risparmiando 175mila euro sui 760 richiesti e produce già reddito visto che cinque dei sette appartamenti sono già affittati. Siri ha replicato a Report annunciando querele e provando a spazzare via ogni sospetto: «È stato un acquisto regolare e trasparente – si è difeso – fornirò i particolari all’autorità giudiziaria qualora fosse necessario».
Lo scontro nel governo – I sospetti sulla palazzina di Bresso arrivano dopo due settimane caldissime proprio sul fronte delle inchieste nei confronti di Siri: dal 19 aprile scorso, il sottosegretario ai Trasporti del Carroccio è indagato dai pm di Roma con l’accusa di aver accettato «la dazione o la promessa» di una tangente da 30mila euro dal consulente per l’energia della Lega Paolo Arata, già in affari con Vito Nicastri, re dell’eolico e indagato per aver favorito la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Secondo i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, la mazzetta sarebbe stata il prezzo per presentare un emendamento (poi bloccato più volte dal Movimento 5 Stelle) a favore delle società di Arata e Nicastri. Il 2 maggio, in conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva chiesto a Siri di «dimettersi» ma per adesso rimane il muro contro muro tra Di Maio e Salvini: i 5 Stelle chiedono a gran voce che Siri lasci, mentre nel fine settimana ancora una volta il leader della Lega ha difeso il proprio collega: «Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme – ha detto Salvini – e questo vale a livello locale come a livello nazionale». «Adesso è il momento del coraggio, ci vuole un passo indietro – ha replicato Di Maio a In Mezz’Ora – Io non solleverò nessuna crisi di governo, se vogliono farlo loro, l’ultimo che ha sollevato una crisi su un indagato è Mastella».
Il redde rationem in cdm – La partita finale sul futuro di Siri si giocherà mercoledì 8 maggio in consiglio dei ministri: sarà in quella sede ufficiale che il premier e gli esponenti governativi del Movimento 5 Stelle chiederanno a Salvini di scaricare il sottosegretario, a cui il ministro Danilo Toninelli ha già tolto tutte le deleghe. Ma non sarà così facile perché nel frattempo la Lega fa quadrato: «Vado in consiglio dei ministri totalmente tranquillo, i processi si fanno in tribunale e non sui giornali», ha risposto il leader del Carroccio, mentre il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio «non vede la necessità di dimissioni».