La crisi pilotata sembra ormai l’ultima speranza di rimanere a Palazzo Chigi. Giuseppe Conte si trova davanti ad un bivio: per restare alla guida dell’esecutivo dovrebbe riuscire a raccogliere i voti mancanti al Senato per il via libera alla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, prevista per mercoledì 27 gennaio. Oppure dovrebbe dimettersi prima della fiducia in Senato e cercare di costruire una maggioranza più solida in vista di un Conte ter, come auspicano Movimento Cinque Stelle e Partito democratico di fronte all’annunciato rifiuto dei “costruttori” (Riccardo Nencini, Pierferdinando Casini e Sandra Lonardo, tanto per fare qualche nome), di votare in favore di Bonafede,

Il nodo giustizia – Se mercoledì prossimo si arrivasse al voto sulla relazione di Bonafede, ci sarebbe con ogni probabilità la fine del Conte bis. Il M5S si è stretto attorno al ministro della Giustizia, facendo intendere che non c’è alcuna intenzione di fare passi indietro sull’abolizione della prescrizione: a Mezz’ora in Più, Luigi Di Maio ha dichiarato che «il Movimento non sarà un donatore di sangue, né donatore di organi» e che «il voto di mercoledì su Bonafede è un voto sul governo: se prima si trova la maggioranza bene, altrimenti si scivola verso il voto». Il viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, con un post su Facebook, nega di aver pronunciato «o pensato» le parole che gli vengono attribuite nell’intervista di oggi alla Stampa, nel cui titolo Bonafede veniva definito sacrificabile. «Il voto contrario alla relazione del Ministro Alfonso Bonafede sarebbe un voto contrario a tutto l’esecutivo e alla politica della giustizia che in primis come MoVimento 5 Stelle portiamo avanti da anni», ha scritto Cancelleri. Secondo il Corriere della Sera, Bonafede in Senato ha intenzione di parlare anche di Recovery Fund e di risorse per la riforma della giustizia, facendo intendere che un voto contrario alla sua relazione sarebbe un voto contrario all’uso dei fondi europei.

Il titolo dell’articolo di oggi su “La Stampa” “TUTTI SACRIFICABILI, ANCHE BONAFEDE” sono parole che non ho mai pensato…

Pubblicato da Giancarlo Cancelleri su Lunedì 25 gennaio 2021

Le mosse di Italia Viva – La minaccia delle urne anticipate a seguito di una bocciatura di Bonafede mercoledì, intanto si fa sentire anche tra le fila di Italia Viva. Anche se secondo il Fatto Quotidiano, il capogruppo Ettore Rosato si starebbe muovendo per proporre ai grillini un esecutivo a guida Di Maio. Dal canto suo Ivan Scalfarotto ha oggi fatto presente a Repubblica che da parte di Italia Viva non esiste un veto sul nome di Conte. Sulla relazione di Bonafede, il partito guidato da Matteo Renzi sembra essere orientato verso il voto contrario, come ha affermato oggi Teresa Bellanova, ma non c’è ancora una decisione definitiva del gruppo parlamentare.

Le divisioni nel Pd – Il Pd è intanto diviso al suo interno fra quanti considerano imprescindibile la figura di Giuseppe Conte a guida dell’esecutivo, come Andrea Orlando e Goffredo Bettini, e quanti invece spingono per una riapertura del dialogo con Renzi: fra questi ci sono Graziano Delrio e Marianna Madia, che sabato ha affermato che «non c’è solo Conte», ma anche il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che ha dichiarato che con l’ex-leader del Pd «il confronto è sempre aperto».

I “costruttori” e il centrodestra – È soprattutto Giuseppe Conte ad essere restio a ridare a Renzi un ruolo centrale nella maggioranza. Ma il suo tentativo di consolidare il ruolo dei “costruttori” che avevano votato la fiducia al Senato lo scorso 19 gennaio sembra per forza dover passare dalle dimissioni: i voti per la relazione di Bonafede mancano, secondo i calcoli si fermerebbero a 151. «La strada maestra per uscire dalla crisi, e anche la mia proposta, sono le dimissioni del presidente del Consiglio, in un rapporto stretto con il Quirinale, e poi un Conte ter con un forte appello a costruire un governo autorevole. Quindi si allarghi la maggioranza, senza
porre veti e senza escludere nessuno della vecchia coalizione», ha detto oggi all’Ansa Riccardo Nencini, unico senatore di Italia Viva ad aver votato la fiducia a Conte che tuttavia non è disposto a ripetersi su Bonafede. Anche Paola Binetti, dell’Udc, parlando con il Corriere della Sera, ha auspicato la stessa soluzione, mentre Paolo Romani, senatore di Cambiamo, fermamente contrario alla relazione Bonafede, si è detto disponibile ad un esecutivo «di salvezza nazionale», che comprenda anche parte del centro-destra.