Crisi, austerity, privilegi della classe dirigente. Il movimento dei Forconi sta manifestando in tutte le piazze d’Italia. Ce l’ha con il governo, il parlamento, i sindacati, con l’Italia impoverita e senza lavoro. E minaccia di “riprendersi lo Stato”: lo stesso che oggi, per un buon 70 per cento, è rappresentato da forze politiche con leader senza poltrona.
Con l’elezione a segretario del Partito democratico, Matteo Renzi è diventato il quinto non parlamentare alla guida di un grande partito: il suo nome si è aggiunto a quello di Silvio Berlusconi (Forza Italia), Beppe Grillo (Movimento 5 stelle), Nichi Vendola (Sinistra, ecologia e libertà) e Matteo Salvini, eletto sabato 7 dicembre alla testa della Lega Nord. Un segno dei tempi o un paradosso come tanti? Secondo Piero Ignazi, politologo e professore di Politica comparata all’Università di Bologna, si tratta di una semplice casualità: “Non è una conseguenza delle politiche degli anni passati, non c’è alcun elemento che possa far presumere legami. Ugualmente, non penso che questo fatto possa incidere sul modo di fare politica”.
Quindi come immagina i partiti della Terza Repubblica?
“Penso a partiti fondati sempre meno sulla classica adesione attraverso la tessera: partiti con forme di partecipazione diretta, legata al web e alla rete”
Vuole dire che il modello Pd verrà soppiantato da quello M5s?
“Il Partito democratico andrà inevitabilmente trasformandosi. Ma non necessariamente prenderà le forme del Movimento 5 stelle, che nella sua composizione è ancora una forza piuttosto grezza. Non è detto che la formula grillina, con il suo guru che dall’alto guida il movimento, sia la migliore per interagire con i cittadini”
Ricorda altri casi, in Europa e nel mondo, di leader extra-parlamentari?
“Ci sono stati altri casi, per esempio ai tempi della social democrazia tedesca di Brandt. Nei tempi più recenti, situazioni simili si sono avute in Francia. Ma non si può parlare di fenomeno, si è sempre trattato di casi eccezionali”
Giulia Carrarini