Beppe Grillo esulta sul blog: “Evviva! Ha vinto la democrazia”. Il leader del Movimento 5 Stelle vede due conseguenze per la vittoria dei cittadini contro la “propaganda di regime”: le dimissioni di Matteo Renzi, già annunciate dallo stesso presidente del Consiglio pochi minuti dopo la mezzanotte, e nuove elezioni nel breve periodo. Durante la conferenza stampa dei parlamentari del Movimento, arriva la conferma: “Andiamo al voto subito, anche con l’Italicum”.

Alessandro Di Battista la ritiene una vittoria del popolo italiano, non dei solo dei 5 Stelle. “Basta la parola anti-politica legata al movimento”, prosegue, “i cittadini italiani hanno difeso i valori della costituzione. Anti-politica è chi voleva cambiarla attribuendo ad essa le ragioni del proprio fallimento”. Il membro del direttorio sottolinea come l’assenza di quorum abbia combaciato con un’affluenza che ha sforato il 69% e rilancia la proposta del Movimento di abolire il quorum.

Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, la definisce una vittoria “contro l’arroganza al potere”. Un risultato che riscatta i grillini dall’accusa di populismo, è convinto il deputato, che invita anche i sostenitori del Sì a unirsi al loro progetto di cambiamento. Un cambiamento che deve ricevere l’approvazione dei cittadini attraverso le elezioni. E’ finita per Di Maio l’era della scorciatoie e dei tweet che spaventano l’esecutivo in carica. Sono tutti d’accordo sulla necessità di andare subito al voto, con una novità: andrebbe bene anche con l’Italicum. Pur con i correttivi che dovrebbero arrivare dalla sentenza della Corte Costituzionale, è meglio per i 5 Stelle lasciare la legge elettorale approvata di recente, piuttosto che aspettare e rischiare che  “questi partiti facciano di peggio”, come teme Grillo.

Danilo Toninelli rassicura: una volta al governo voterebbero la loro legge elettorale, il Democratellum, proposta già due anni fa durante l’incontro trasmesso in streaming con Matteo Renzi, Debora Serracchiani e Luigi Zanda. Un disegno senza premio di maggioranza e incentrato sulla dinamica delle preferenze, positive e negative, che secondo l’ormai ex presidente del Consiglio rischiava di non assicurare la governabilità del Paese.