Tutti contro Ignazio Marino. Tra multe, scontri tra romani e migranti a Tor Sapienza, attacchi da compagni di partito e da esponenti della Giunta che lui stesso ha scelto, il sindaco di Roma non sembra trovare pace. Ma lui non demorde, e sfida tutti: “Non me ne vado, e nessuno mi ha chiesto l’azzeramento della Giunta”. Parole che in molti mettono in dubbio, a cominciare dal gruppo del Pd al Campidoglio, ormai rimasto senza testa dopo che la settimana scorsa l’allora capogruppo Francesco D’Ausilio aveva consegnato le dimissioni proprio per dissidi con il sindaco. Dimissioni che lo stesso Marino aveva accettato. Chiede, il Pd Capitolino, “un radicale e rapido riassetto della squadra di governo e una nuova agenda programmatica”. Ma non solo: i rappresentanti dem al Campidoglio vogliono anche una nuova giunta. Una richiesta perfettamente in linea con quella del Pd romano, che poco più di un anno fa aveva scelto proprio Marino, nell’incapacità politica di fare un altro nome oltre quello di Nicola Zingaretti, spedito a guidare la regione Lazio. Adesso, a Roma, tutti dicono che “il cambiamento è una strada obbligata”.
Spallate al sindaco della Capitale arrivano anche dalla direzione del Pd romano. “Le elezioni non sono auspicabili”, s’è detto nella sede romana dei democratici a via delle Vergini, “ma non saranno inevitabili se Marino non ci seguirà”. Per i dem, insomma, il sindaco deve “dare retta: serve una revisione profonda della Giunta, ne usciamo solo così”. In direzione si è parlato molto del rapporto del sindaco con i consiglieri della giunta e si è palesata una paura, quella più grande: le ingerenze del Nazareno sulla compagine romana. A confermare i timori, le parole del vicepresidente dem dell’Europarlamento David Sassoli: “E’ da giugno che chiedo di azzerare la Giunta. Occorre un deciso cambio della squadra, ma anche dell’impostazione del sindaco. A Roma c’è un degrado che è molto evidente. A tutti, proprio a tutti“. E aggiunge: “Se non riesce a ripartire, è meglio mettere fine all’agonia“.