«Chiederemo al presidente della Repubblica di sapere se, secondo lui che è arbitro e garante della Costituzione, l’esecutivo possa andare avanti in queste condizioni o se non sia più saggio chiedere agli italiani di risolvere la crisi politica dando all’Italia un Governo degno di questo nome». Giorgia Meloni ha le idee chiare su quello che avverrà non appena lei, Salvini e Tajani varcheranno la soglia del Quirinale. I tre leader del centrodestra saliranno al Colle per chiarire le posizioni con il capo dello Stato, dopo l’incontro tra ConteSergio Matterella, avvenuto ieri sera al Quirinale e durata 50 minuti.

Le reazioni immediate – L’allargamento e il rafforzamento della maggioranza, soluzione proposta dal presidente del Consiglio al Colle dopo il debole risultato ottenuto al Senato, non convince il centrodestra, la cui reazione non si è fatta attendere. «C’è un Governo che non ha la maggioranza al Senato e sta in piedi con chi cambia casacca», ha intimato Matteo Salvini. La leader di Fratelli d’Italia, già indignata per il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio alla Camera, ha rincarato la dose: «Berlusconi al posto di Conte si dimise. Non credo che Mattarella chiuderà un occhio». «Non hanno i numeri, Forza Italia chiede un incontro al capo dello Stato», ha aggiunto il vicepresidente azzurro Antonio Tajani.

 

Fdi denuncia “il mercimonio” – Incalzata dalle domande dei giornalisti, Giorgia Meloni non aveva tergiversato. Le parole pronunciate dal presidente del Consiglio per ottenere la fiducia alla Camera avevano irritato la leader di Fratelli d’Italia, che ha definito la caccia ai responsabili di Palazzo Chigi «un mercimonio». Al Corriere della Sera ha confermato la sua posizione. Pur non dando «per scontato che il capo dello Stato si accontenti di fare solo da spettatore», auspica che “come altri suoi predecessori eserciti la sua moral suasion». Inoltre si chiede se, alla luce di quanto successo, non sia il caso di sciogliere le Camere. Meloni è dell’opinione che l’instabilità del Governo sia alla luce del sole. L’Esecutivo si reggerebbe su «un mercato delle vacche, che però fatto da loro diventa una boutique delle chianine».

Indignazione e allarme dei leghisti – Dopo gli attacchi diretti ai senatori a vita a Palazzo Madama, Salvini non fa marcia indietro. Su Twitter ha speso parole dure: «Mastelliani, montiani, ex forzisti, ex grillini, ex piddini, ex renziani, senatori a vita, poltronari, marziani e Ciampolilli vari (con “VAR”). E, nonostante questi sforzi, non hanno nemmeno raggiunto la maggioranza assoluta in Senato. Non è un Governo, è un minestrone». A ciò si aggiunge lo stupore per i cambi di rotta di cui si sono resi protagonisti alcuni esponenti politici durante le votazioni alla Camera e al Senato. Salvini, preoccupato e incredulo, si chiede: «Che succede in Forza Italia?».

 

Le rassicurazioni di Forza Italia – «Ci sono senatori del Movimento 5 Stelle che soffrono molto a stare in una maggioranza così litigiosa, così divisa dove non si riesce a capire qual è la strada maestra da seguire». A tranquillizzare gli alleati ci pensa Antonio Tajani. Alla fine del vertice di centrodestra, tenutosi ieri pomeriggio nella sede della Lega di Milano di via Bellerio, fa inoltre luce sui retroscena della maggioranza. Secondo Tajani, «c’è più di un senatore, almeno quattro o cinque, del Movimento Cinque Stelle che guardano con attenzione al centrodestra». Sempre il vicepresidente di FI, a margine dell’esito della votazione in Senato, aveva delineato i contorni del quadro politico, soffermandosi sui punti critici: «Questa crisi che è tutta interna della sinistra ha distolto l’attenzione della politica, non certamente la nostra, dai problemi reali per dar vita a uno scontro di palazzo e a giochi di potere che riguardavano solo i partiti di maggioranza».

Le defezioni – Quello di martedì 19 gennaio è stato un fulmine a ciel sereno per il centrodestra. Non tanto per il risultato: che si arrivasse a quota 156 era quasi prevedibile. Ciò che ha sorpreso gli osservatori della politica sono state le scelte di due senatori. Già il giorno prima, alla Camera, aveva fatto discutere il soccorso della forzista Renata Polverini al Governo Conte. «Un atto di responsabilità» lo aveva definito, prima di dichiarare la sua uscita dal gruppo. Ma la caccia ai voti favorevoli ha incontrato il consenso di altre persone. Quello atteso dell’ex Pd e Scelta Civica Andrea Causin. E l’altro, sorprendente, della senatrice Maria Rosaria Rossi, per anni molto vicina a Silvio Berlusconi. Pare che la sua sia stata una scelta personale, in contrasto dunque con l’ipotesi per cui dietro il suo voto si celerebbero trame politiche. Tuttavia, ciò non frena i dubbi degli stessi leader sovranisti. In queste ultime ore, Gianni Letta è diventato oggetto di molteplici diffidenze. Nulla di certo, ma secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica sembra abbia convinto i senatori di Forza Italia a dare la fiducia. Difficile capire quale sia la verità. Per il momento l’unico elemento certo riguarda il malcontento diffuso all’interno di FI, come conferma lo stesso Causin: «In Forza Italia ci sono tanti colleghi che pensano sia giusto quello che ho fatto. Otto-dieci senatori sono a disagio rispetto a una deriva fascio-leghista del centrodestra, ritengono che questo sia il momento della responsabilità».