«Ci sono decine di Stati africani in cui la Francia stampa la propria moneta, il franco delle colonie, e con quella moneta finanzia il debito pubblico francese. Andrebbe sanzionata». Hanno fatto discutere le dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio sul Franco africano, rilasciate mentre affrontava il tema dei migranti in un comizio ad Avezzano, in Abruzzo. Il leader dei Cinque Stelle ha attaccato il governo di Parigi, affermando che “senza lo sfruttamento dei Paesi africani la Francia sarebbe la 15esima potenza economica del mondo”

Le dichiarazioni- In campagna elettorale in Abruzzo per sostenere la candidata governatrice Sara Marcozzi, Di Maio ha illustrato e motivato una delle ragioni dell’emigrazione dall’Africa, affermando: «Se oggi la gente parte dall’Africa è perché alcuni Paesi europei con in testa la Francia non hanno mai smesso di colonizzare decine di Stati africani. L’Ue e l’Onu dovrebbero intervenire». In serata, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Di Battista ha rilanciato il tema e, sventolando una banconota da 10 mila Franchi che ha poi strappato, ha affermato: «L’Africa avrà il proprio futuro quando la Francia se ne andrà a casa sua. Non si può perdere tempo, bisogna aiutare gli africani ad avere la propria autonomia a casa loro». Quasi in contemporanea, ospite a Non è l’Arena, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni attaccava la moneta francese.

La situazione- Il Franco CFA (Comunità Finanziaria Africana) è nato nel 1945 ed era in origine moneta comune usata dalla Francia e dalle sue colonie. Oggi è usato da 14 Paesi africani, tra cui Costa d’Avorio, Senegal e Camerun, ed è a parità fissa con l’euro (1 euro=655,957 FCFA). La valuta è garantita dal Tesoro francese, che ha i suoi rappresentanti presso le Banche centrali africane, tenute a versare il 50% delle proprie riserve valutarie in un conto presso la Banque de France. Da tempo i leader dei Paesi africani stanno lavorando per trovare il nome e il simbolo di una nuova moneta unica da sostituire al Franco e, nel 2017, durante il vertice G5 Sahel a Bamako, in Mali, il neoeletto presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato: «Se non si è felici nella zona franco, la si lascia e si crea la propria valuta, come hanno fatto Mauritania e Madagascar. Se si resta, bisogna smetterla con le dichiarazioni demagogiche che fanno del Franco e della Francia la fonte dei vostri fallimenti politici ed economici».

Pro e contro- Sono diversi gli aspetti positivi e negativi causati da una simile situazione. Tra i primi vanno segnalati una certa stabilità economica, la possibilità di commerciare con l’Europa e gli altri Paesi senza la presenza di un cambio e mantenere il tasso di inflazione sotto controllo, come affermato da diversi economisti. Invece tra i contro va evidenziato come il legame economico tra la Francia e i paesi africani difatti costringa le ex colonie a subire un certo controllo da parte della ex madrepatria. I Paesi che hanno affrontato l’uscita dall’area Franco hanno avuto storie ed esiti differenti: la Guinea-Bissau uscì dall’area Franco nel 1975 per poi rientrarvi negli anni ’90 a causa dell’instabilità e dell’inflazione galoppante. Invece Mauritania e Madagascar, uscite dall’area Franco rispettivamente nel 1973 e nel 2003, hanno mantenuto una situazione economica abbastanza stabile, con un tasso di inflazione relativamente stabile intorno al 3.2% e al 7.2% (dati del settembre 2018). La situazione per i Paesi africani dell’area Franco potrebbe cambiare con l’arrivo di una nuova moneta, slegata dal controllo della Francia, che potrebbe definitivamente stabilire il grado di maturità di queste economie e valutare la loro competitività, in confronto alle altre economie e valute mondiali.