La decisione di Italia Viva di ritirare dal governo le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto è il preludio a una vera e propria crisi al buio. La conferenza stampa di Renzi del pomeriggio del 13 gennaio ha sancito la fine del Governo Conte II, quantomeno con l’attuale maggioranza. A differenza del Governo Conte I, in cui venne rapidamente trovata una soluzione politica alternativa, in questo caso la risoluzione sembra più incerta. Gli scenari possibili sono almeno sei.
1 – Conte Ter con la stessa maggioranza – Il primo scenario prevede le dimissioni del premier Conte, con la conseguente apertura delle consultazioni tra le forze politiche da parte del presidente della Repubblica. Renzi ieri ha fatto intendere che sarebbe disposto a formare un nuovo governo con la stessa maggioranza del Conte II (Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali, oltre a Italia Viva), eventualmente anche presieduto da Giuseppe Conte. La condizione che pone il leader di Italia Viva è una discontinuità nella forma e nel metodo dall’ultima esperienza di Governo, a partire dalla richiesta di prendere il MES, da un differente utilizzo delle risorse previste dal Recovery Fund e da una maggiore trasparenza e democraticità nell’operato del premier. Uno “stratagemma” potrebbe essere l’uscita di Italia Viva dall’esecutivo, cui garantirebbe la sopravvivenza tramite un appoggio esterno. Le altre forze di maggioranza hanno fatto filtrare che non sono disponibili a questo tipo di scenario. Anche il premier si è detto contrario, ma l’eventualità non è esclusa vista la difficoltà a trovare soluzioni alternative e la volontà condivisa di non tornare alle urne.
2 – Conte Ter con i “responsabili” – Il presidente del Consiglio potrebbe decidere di non dimettersi e di andare in Parlamento per vedere se dispone ancora di una maggioranza. Se alla Camera il Governo non dovrebbe avere problemi, più complicata è la situazione del Senato. Assumendo che tutti e 18 i senatori di Italia Viva votino contro, servirebbe il voto favorevole di almeno 11 senatori, i cosiddetti “responsabili”. Sono circolati in questi giorni vari nomi: ex membri del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia, rappresentanti degli italiani all’estero e delle minoranze linguistiche, addirittura i senatori a vita. In molti scommettono su questo scenario, dal momento che con la riduzione dei parlamentari e i mutati equilibri politici molti senatori non saranno rieletti. Il Quirinale ha però fatto sapere che, qualora il Governo dovesse avere una nuova maggioranza, i responsabili dovrebbero formare un gruppo parlamentare stabile. Per via dei regolamenti del Senato però, questo può avvenire solo con un simbolo che si è presentato alle elezioni. L’unico simbolo “disponibile” sarebbe quello dell’UDC, che nel 2018 si presentò con il centrodestra ma i cui senatori potrebbero decidere di appoggiare Conte, che si è comunque già detto contrario all’ipotesi.
3 – Cambio di premier con la stessa maggioranza – Il terzo scenario presupporrebbe le dimissioni o la sconfitta parlamentare del presidente del Consiglio. Qualora ciò avvenisse, le attuali forze di maggioranza potrebbero convergere su un nuovo nome (probabilmente di un esponente del Partito Democratico) e accordarsi per un nuovo “patto di legislatura”, facendo proprie almeno in parte le richieste di Italia Viva. Il Movimento 5 Stelle in particolare fa quadrato intorno a Conte ed esclude una simile situazione, sostenuto al momento anche da LeU e PD, ma è possibile che alla fine l’avvocato venga “sacrificato” sull’altare della realpolitik.
4 – Governo istituzionale – Quarta possibilità è uno scenario tipico dei momenti di crisi: il Governo istituzionale sostenuto da un ampio arco delle forze politiche. Per guidarlo si fanno i nomi tra gli altri di Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, di Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale, e di Luciana Lamorgese, attuale ministro dell’Interno. Secondo il Corriere della Sera, sulla titolare del Viminale scommetterebbe Matteo Renzi. Un tale esecutivo potrebbe essere appoggiato da Forza Italia. Anche la Lega in passato non lo ha escluso, mentre più critica è Fratelli d’Italia. Resta da capire se i partiti dell’attuale maggioranza, in particolare il Movimento 5 Stelle, siano disposti a un Governo di larghe intese e a scaricare Giuseppe Conte.
5 – Esecutivo ponte verso il voto – Qualora i partiti non riuscissero ad accordarsi su un “patto di legislatura”, una soluzione potrebbe essere quella di formare un nuovo Governo “di scopo”, che gestirebbe la pandemia nei prossimi mesi e porterebbe il Paese alle urne prima dell’estate. Il voto dovrebbe avvenire necessariamente entro la fine di luglio, dato che da lì in poi scatta il semestre bianco di Mattarella, in cui il presidente della Repubblica non potrebbe costituzionalmente sciogliere le Camere. Tale scenario è il preferito da Salvini e Meloni, forti dei sondaggi che li danno in vantaggio, ma è avversato da molti per vari motivi. Una campagna elettorale in piena pandemia non è auspicabile e sarebbe malvista anche dall’Unione Europea, nel periodo in cui dovrebbe arrivare i soldi del Recovery Fund da Bruxelles. Inoltre, molti partiti come il Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Italia Viva, temono che la loro presenza parlamentare verrebbe fortemente ridimensionata dalle urne, complice anche la riforma costituzionale approvata a settembre 2020.
6 – Urne anticipate – Se le forze politiche non dovessero accordarsi nemmeno su un esecutivo “a tempo”, il presidente Mattarella non avrebbe altra scelta che sciogliere le Camere e si andrebbe a elezioni anticipate. Questo scenario è considerato il più improbabile, dato che avrebbe tutte le problematiche del precedente senza la presenza di un Governo nel pieno delle sue funzioni che traghetterebbe il Paese verso il voto e che gestirebbe le incombenze legate alla pandemia. A parole tutti dicono di voler evitare questo scenario, ma vi si potrebbe “scivolare” per via dei veti incrociati dei partiti.