Mentre viene bloccata la proposta per la legge sul conflitto d’interessi, il premier dà il via libera (su Twitter) alle modifiche sulle pene per reati di corruzione. La bozza è stata fermata in Parlamento e ritorna alla commissione bilancio, dove era già stata bocciata, dopo i 187 voti contrari ottenuti alla Camera. Molti parlamentari del Movimento 5 stelle hanno iniziato allora ad urlare “mafiosi, mafiosi” contro i rappresentanti del Pd. Manlio Di Stefano e Giuseppe Brescia (M5s) sono stati richiamati perché durante la votazione riprendevano con i telefoni cellulari, e per questo motivo il vicepresidente Luigi Di Maio ha dovuto sospendere la seduta.

Nella stessa mattinata dell’11 dicembre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, su Twitter si è detto sdegnato per la situazione attuale riguardante la corruzione, promettendo di proporre regole più dure per i condannati nel corso del Consiglio dei ministri di venerdì. Renzi già alcuni giorni prima, riferendosi allo scandalo di Roma, aveva proposto delle modifiche al Codice Penale in un video-messaggio: l’allungamento del periodo di prescrizione per i reati di corruzione, l’aumento della pena minima da quattro a sei anni, la semplificazione della confisca dei beni e la loro completa restituzione.

 Cecilia Mussi