Dopo sei mesi di governo Meloni è arrivato il momento di intavolare le trattative con l’opposizione per una nuova riforma costituzionale. La grande promessa delle destre di fare una riforma in senso presidenziale vuole essere mantenuta. La prima scelta di Meloni  è il presidenzialismo, tanto discusso rimane però un tema opaco. Quale modello e forma di presidenzialismo? Il governo non ha mai espresso preferenze specifiche o indicato modelli di riferiemento. Martedi 9 maggio si incontreranno alla Camera, presso la Biblioteca del presidente,  i rappresentanti dei principali partiti per discutere i percorsi possibili. L’opposizione rifiuta forme come il presidenzialismo o il semipresidenzialismo alla francese perchè non vuole modificare il ruolo del presidente della Repubblica, il quale verrebbe eletto direttamente dal popolo e aumenterebbe i suoi poteri.Il punto d’incontro tra governo e opposizione potrebbe essere il premiariato, cioè un sistema in cui è il presidente del Consiglio ad essere eletto dal popolo e a subire un rafforzamento dei poteri. Tra le forme di presidenzialismo funzionanti e più vicine a noi esiste quella francese e questa opzione sarà sul tavolo della discussione tra governo e opposizione. Abbiamo chiesto al politologo Gianfranco Pasquino di spiegarci meglio questa forma di governo  e perchè potrebbe essere un sistema  applicabile al nostro paese.

Cosa si intende per semipresidenzialimso?

«Come scrivo in un testo elaborato per le scuole superiori e non ancora pubblicato: il semipresidenzialismo è un modello di governo a sè stante. Non è un misto, una combinazione variabile di parlamentarismo e presidenzialismo. Il Presidente è eletto con voto popolare separatamente dal Parlamento. Ha poteri esecutivi e soprattutto può, entro certi limiti, decidere se e quando sciogliere il Parlamento. Nomina il Primo ministro che deve godere della fiducia del Parlamento e che, dunque, è il capo della maggioranza parlamentare che, talvolta, non coincide con la maggioranza che ha eletto il Presidente».

Come cambierebbe il ruolo del presidente della Repubblica in un sistema semipresidenzialista? Continuerebbe ad ad essere garante della Costituzione e simbolo dell’unità nazionale? 

«Oggi il presidente della Repubblica ha legittimità che gli deriva dal parlamento, che intendiamoci è buona ma nel semipresidenzialismo verebbe eletto dagli elettori e avrebbe legittimità popolare. Il compito del presidente della Repubbllica nel semipresidenzialismo non è molto dissimile da quello del parlamentarismo, il presidente del semipresidenzialismo, ad esempio quello francese, nomina il primo ministro tenendo conto però della maggioranza parlamentare e quindi non nominerà mai qualcuno che non ha il voto di fiducia. In maniera simile il presidente della Repubblica italiana nomina qualcuno sulla base di quello che gli hanno suggerito i partiti che hanno la maggioranza in parlamento. Il presidente francese rappresenta certamente l’unita nazionale così come quello italiano, la differenza è che il presidente francese può sciogliere il parlamento quando vuole purchè abbia avuto almeno un anno di vita, mentre il presidente italiano può scioglierlo solo quando i partiti dicono non siamo più capaci di formare una maggioranza».

Perchè questo sistema di governo è molto criticato in Italia nonostante funzioni in Francia, un paese che ha una Costituzione molto simile alla nostra? Forse è la cultura politica italiana che ha paura di creare forti leadership?

«Questo sistema è molto criticato in Italia perchè la maggior parte delle persone che lo criticano non sanno quello di cui stanno parlando. La Francia aveva nella Quarta Repubblica una forma di governo che era esattamente come quella italiana, ha funzionato malissimo ed è crollata. La Quinta Repubblica funziona piuttosto bene e in alcuni casi molto bene. Adesso vediamo Macron che esagera con la sua personalità ma il realtà il semipresidenzialismo ha migliorato di gran lunga il sistema poltico francese e non c’è nessuna ragione per pensare che non  potrebbe fare lo stesso con il sistema italiano. Se Giorgia Meloni vuole fare questa riforma di governo può riuscirsi e nell’attuare il semipresidenzialismo non stravolgerebbe nulla. Le critiche sono sbagliate da questo punto di vista Anche il sistema tedesco o quello spagnolo preso in considerazione per il voto di sfiducia costrutivo vanno bene, sono sistemi che funzionano ma noi siamo un paese diverso e per applicare nella totalità queste riforme bisognerebbe  ritoccare la legge elettorale. Non possiamo prendere pezzi qua e là e sono quello che luccica».

Quali sono i vantaggi del semipresidenzialismo? perchè si parla di migliore governabilità?

«Questo sistema è caratterizzato da una maggiore flessibilità ed elasticistà, permette di tenere conto dell’opinione dell’elettorato purchè questa sia espressa in maniera sufficientemente chiara. Questo sistema garantisce cinque anni sicuri al presidente, oggi ne ha sette quindi non sarebbe un problema e garantisce agli elettori di poter votare contro il presidente quando sono insoddisfatti delle sue prestazioni. In questo caso si potrebbe creare una situazione di “coabitazione” perchè  governerebbe al suo posto il primo ministro».

La Coabitazione potrebbe creare problemi?

«Come scrivo nel testo non ancora pubblicato, la Francia è un esempio imporatnte: In tutto sono state tre per una durata complessiva di 9 anni su 44 anni di Quinta Repubblica, con due scioglimenti anticipati del Parlamento, senza particolari tensioni e conflitti fra il Presidente e il Primo ministro e, curiosamente, con la accettazione come non problematico da parte degli elettori. Pertanto, l’eventualità della coabitazione non mi pare possa essere usata come fattore dirimente, ostativo contro l’introduzione del semipresidenzialismo».

Molti critici del semipresidenzialismo affermano che si tratta di una forma di governo meno democratica e quindi meno affine a quella che è la nostra cultura politica. Sono affermazioni fondate? 

«Riprendendo sempre il testo, il semipresidenzialimo è una forma di governo democratica. I rischi per la democrazia non provengono dalle istituzioni, anche se, naturalmente, rimane opportuno valutare sia quantità e tipo dei poteri presidenziali sia qualità e efficacia dei freni e dei contrappesi. Nessuna degenerazione democratica ha avuto luogo in Francia e in Portogallo né in buona misura nei paesi dell’Europa centro-orientale dove le sfide alla qualità delle democrazie discendono dai comportamenti delle elite politico-partitiche, come in Polonia, e non dai meccanismi del semipresidenzialismo».

Pensa che questa forma di governo potrebbe adattarsi in maniera efficace al nostro paese?

«La transizione da una Repubblica parlamentare, come quella italiana, a una Repubblica semipresidenziale, richiede anzitutto una discussione non allarmistica e non apodittica, ma anche la presentazione non apologetica e non esagerata dell’esito finale come se potesse risolvere tutti
problemi politici italiani, molti dei quali non dipendono affatto dalle istituzioni. La transizione avvenuta in Francia è ricca di insegnamenti. Utilissima da studiare e da conoscere, rivela che il semipresidenzialismo, pur non esente da alcuni inconvenienti, è sicuramente in grado di offrire notevoli opportunità istituzionali e politiche per migliorare il funzionamento dei sistemi politici presidenziali e parlamentari».