Camera dei deputati

La Camera dei deputati

Pista, pasta, mandolino e premio di maggioranza. In Italia abbiamo tanti marchi di fabbrica, uno di questi è il meccanismo “correttivo” del sistema elettorale proporzionale.

La nuova bozza di legge elettorale frutto dell’accordo politico tra il Partito democratico, Forza Italia e Nuovo Centrodestra, conferma il “premio” di governabilità previsto anche nella legge elettorale precedente. A differenza del Porcellum, però, il premio di maggioranza alla Camera, scatta al raggiungimento del 35 % di voti raggiunti. Prima bastava prendere un voto in più della coalizione avversaria: con la possibilità di avere il 55% dei seggi anche con il 29% dei voti ottenuti (come è capitato al centrosinistra alle elezioni di febbraio 2013).

Se guardiamo ai maggiori Paesi europei, nessun sistema elettorale prevede una “distorsione” in termini di seggi come avviene nel nostro Paese. In Francia e Spagna l’effetto “governabilità” è garantito rispettivamente dal doppio turno tra le due coalizioni più grandi e dai collegi uninominali, ossia con un solo candidato per lista, in piccole circoscrizioni. Questo rafforza i partiti più grandi. Distorsioni minori rispetto ai Paesi in cui il premio di maggioranza risulta abnorme. Il sistema elettorale inglese, a lungo ritenuto come uno dei migliori al mondo, prevede invece un sistema maggioritario con voto in collegi uninominali. Anche qui niente premio di maggioranza.

La prima volta che si sente parlare di premio di maggioranza, in Italia, è nel 1923 con Benito Mussolini presidente del Consiglio. Il redattore della legge elettorale si chiama Giacomo Acerbo: il premio di maggioranza previsto è abnorme: i 2/3 dei seggi in Parlamento alla lista che superava il 25% dei voti. A confronto, anche il Porcellum sarebbe oro.

Dopo l’installazione di un sistema proporzionale puro per l’elezione alla Camera dei Deputati in epoca post fascista, nel 1953 la previsione di un altro “premio di maggioranza” divide gli italiani. E’ la “Legge truffa”. Prevedeva un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi. La Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi non riuscirà a raggiungere la quota richiesta. Ma il premio di maggioranza previsto (il 15%) è minore anche rispetto alla previsione dell’Italicum di Matteo Renzi. Dopo il ritorno al proporzionale puro, tutto rimane così fino al 1993 quando, a livello comunale, nasce l’unico sistema elettorale italiano che, negli ultimi anni, sembra aver funzionato di più: la legge che prevede l’elezione diretta dei sindaci. In questo caso il premio di maggioranza è del 60% dei seggi nel consiglio comunale alla coalizione che sostiene il sindaco eletto. Se al primo turno nessuno dei candidati a sindaco ottiene più del 50% dei voti, però, si tiene un turno di ballottaggio. Sistema molto simile a quello francese. Di premio di maggioranza non sentiamo parlare fino al 2006: la legge Calderoli, o Porcellum, con il suo premio di maggioranza spropositato, senza il raggiungimento di una quota di voti raggiunti.

 

Luigi Brindisi