Voce fuori dal coro o pericoloso isolamento. La scelta di rottura sul riarmo europeo della segretaria del Pd, Elly Schlein, appare solitaria sia nel campo della sinistra europea che tra i dem italiani. In Europa, il Pse (Partito Socialista Europeo), il gruppo di cui fa parte il Pd, è saldamente nella maggioranza Ursula, mentre in Italia la corrente riformista del Partito Democratico mostra insofferenza per le dichiarazioni in controtendenza della segretaria. L’ultimo affondo è arrivato ieri (9 marzo) dall’ex premier Romano Prodi, ospite a Che Tempo Che Fa. Pur senza criticare direttamente Schlein, Prodi ha definito il piano di Ursula von der Leyen «una tappa per arrivare alla difesa comune. Il riarmo è il primo passo necessario».
«Bravo Matteo» – Nel già precario equilibrio di Elly Schlein, ieri pomeriggio è apparsa una card sui social in cui venivano rivolti complimenti a Matteo Salvini per la sua opposizione al piano di Ursula Von der Leyen: «Bravo Matteo, adesso ascoltaci su sanità e salario minimo». Il post, immediatamente rimosso, ha fatto infuriare l’ala europeista del partito. L’europarlamentare Pina Picerno si è detta tanto scandalizzata da affermare: «Mi vergogno e mi dispiace molto». La stessa Picerno, vicepresidente del Parlamento europeo, aveva redatto un appello Per un’Europa libera e forte, firmato da molti esponenti e intellettuali dem, tra cui: la deputata Pd Lia Quartapelle, il professor Vittorio Emanuele Parsi e il leader del partito francese Place Publique, Raphaël Glucksmann, tutti largamente a favore dell’aumento della spesa militare.
Le correnti – I riformisti interni al Nazareno non vogliono seguire la segretaria nel suo “no” al piano di riarmo. Per l’ex premier Paolo Gentiloni, «la strada giusta» è quella intrapresa a Bruxelles, mentre il riformista Alessandro Alfieri gli fa eco: «L’attivismo di Gentiloni è una cosa positiva, il Pd faccia sintesi e basta definire bellicista chi la pensa in un certo modo». Il silenzio di Schlein è proseguito anche dopo le affermazioni critiche del padre putativo del partito, Romano Prodi: «C’è l’esigenza dell’esercito europeo», ennesimo attacco in un periodo di rinnovato attivismo. All’interno del Pd, in pochi hanno teso la mano alla segretaria. Uno su tutti, Dario Franceschini: «Condivido le affermazioni di Elly Schlein. Il piano di ‘riarmo’ di Von der Leyen va profondamente rivisto», sostenuto dall’amico ed ex rivale alla segreteria, Stefano Bonaccini: «Niente corsa agli armamenti».
Fuori dal partito – Il posizionamento della segretaria dem sembra più appetibile per chi sta fuori dal partito che per chi è all’interno. Per Giuseppe Conte, «l’Unione europea rischia di portarci in guerra con il suo piano», mentre per il leader Avs Nicola Fratoianni è meglio «investire in sanità e istruzione, non in armi». Il giro delle idee fa un’inversione a U e approda alla Lega di Matteo Salvini, che continua a sparare a zero su Ursula von der Leyen: «Con lei al comando dell’esercito europeo ci arrenderemmo dopo 20 minuti».
In Europa – L’isolazionismo continua anche in Europa. I maggiori esponenti del centro-sinistra europeo si sono fin dall’inizio schierati dalla parte della Commissione Europea, consolidando quel rapporto che la maggioranza Ursula vorrebbe rappresentare. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, esponente del Partito Socialista spagnolo, ha votato a favore del piano. Il leader dei socialisti tedeschi, Olaf Scholz, ha più volte ribadito la sua disponibilità a aumentare la spesa pubblica tedesca per agevolare l’aumento della spesa bellica. In Francia la situazione è più complessa con il già citato Raphaël Glucksmann favorevole all’iniziativa mentre Olivier Faure, leader del Partito Socialista francese, si è accodato alle perplessità di Schlein.