C’è ancora un futuro per l’Europa. Non è solo la piazza del Louvre ad urlarlo mentre celebra la vittoria di Macron. Ad affermarlo sono anche Enrico Letta e Mario Monti che nel pomeriggio di lunedì 8 maggio hanno partecipato al convegno “Il sogno europeo non è finito”. Nell’aula magna della Bocconi i due ex primi ministri italiani hanno voluto ribadire questo concetto davanti a studenti e professori. L’evento faceva parte della rassegna “Europeans”, organizzata dalla Fondazione Achille e Giulia Bortoli.
Vince Macron, vince l’Europa – «Abbiamo riflettuto molto su come titolare questa giornata», ha esordito Monti. «A seconda di cosa sarebbero sarebbe successo ieri, poteva assumere un tono di understatement o di riscossa». Il riferimento, chiaro, è alle elezioni francesi e alla vittoria dell’europeismo di Macron contro il nazionalismo di Le Pen. L’understatement poi è quel modo tutto inglese di dare notizie senza usare toni esagerati. Farle passare quasi sottovoce, lasciando che in questo moto un grande evento risalti ancora di più. Dopo aver introdotto Enrico Letta, Monti ha dovuto lasciare il palco. «Scusatemi, ma questa sera a Milano sono presenti parecchi ex capi di Stato». Poche ore prima Barack Obama era atterrato all’aerporto militare di Linate, accolto da Matteo Renzi.
Ripensare al sogno – Dopo l’intervento del professore, Enrico Letta ha cominciato la sua lectio magistralis. Anche lui ha scelto di partire dalla vittoria di Macron per raccontare le nuove forme in cui deve presentarsi il sogno dell’Europa. «Ieri sera sono andato nella piazza del Louvre. Tutti eravamo convinti di sentire la Marsigliese e invece è cominciato l’Inno alla Gioia di Beethoven, l’inno dell’Unione Europea». Questa colonna sonora è solo uno dei segnali che definiscono la nuova visione dell’Europa portata avanti dal leader di “En Marche!”. È una visione che parte da un’analisi profonda della fase storica in cui i 27 Stati dell’Ue orfani del Regno Unito affronteranno nei prossimi anni. «Macron è riuscito a leggere i cambiamenti che in questa momento si definiscono con tre caratteristiche. Sono intensi, improvvisi e imprevedibili». Per affrontarli è necessario ripensare al sogno europeo. Secondo Letta l’Ue ora non è più quell’istituzione che permetteva di mantenere la pace tra Paesi appena usciti da un conflitto mondiale e non è nemmeno più vista come quella garante di diritti che è stata dopo la caduta del muro di Berlino per i Paesi che orbitavano intorno all’Urss. «Il sogno europeo ora sembra finito perché è stato raccontato male. Sembra che l’Europa sia diventata di pochi. Di giovani istruiti, cosmopoliti, che sanno parlare tre lingue. Non è così che riusciremo ad allargare questo sogno a tutti».
Erasmus e Brexit – Per ripensare l’Europa bisogna partire da quello che funziona e dai vuoti che sono stati creati. «Dobbiamo riuscire a far vivere l’Europa ai nostri figli e per farlo bisogna allargare l’Erasmus, dare la possibilità di vivere un’esperienza del genere a tutti i ragazzi che hanno 16 anni. Permettere di conoscere l’Europa ai giovani che altrimenti non avrebbero i mezzi per viaggiare. E stiamo parlando dei tre quarti dei ragazzi che vivono nei territori dell’Unione». Accanto all’Erasmus c’è poi un’altra proposta che permette a Letta di strappare un applauso al pubblico. «Quando il Regno Unito lascerà l’Europa ci saranno 73 seggi vuoti in parlamento. Non sarà possibili abolirli perché bisognerebbe cambiare i trattati internazionali. C’è chi già pensa di spartirsi quei posti tra i diversi Stati ma io non sono d’accordo. A me piacerebbe che venissero utilizzati per creare un collegio elettorale paneuropeo, in cui ci siano candidati che possono essere votati in tutti i 27 Stati». Appena finito l’evento l’ex premier è uscito dalla sala senza fermarsi a rilasciare altre dichiarazioni. C’è stato giusto il tempo per firmare un libro e scattare qualche selfie con gli studenti che lo hanno incrociato nei corridoi dell’università.