«Quello che è accaduto costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri». Così Matteo Renzi commenta l’indagine della procura di Firenze sulla fondazione Open ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital. L’ipotesi dei magistrati Luca Turco e Antonino Nastasi è che la fondazione Open abbia agito «come articolazione di partito politico» e dunque abbia violato la legge sul finanziamento dei partiti.

Renzi: è un avvertimento a me e alle aziende – Intervistato in radio la mattina di giovedì 28 novembre, Renzi ha rincarato l’attacco all’azione della procura di Firenze. Ha criticato sopratutto la pretesa di stabilire se Open sia stata o meno un partito: «Sulla decisione che Open sia un partito politico e non una fondazione – osserva – siamo in presenza di una cosa enorme. Qui cambiano le regole in corso, cambia il gioco democratico». Afferma di non attaccare direttamente i due pubblici ministeri a capo dell’indagine, ma sostiene anche che le aziende si sono trovate intimidite: «Auguro buon lavoro ai magistrati, ma colpisce che chi ha fatto versamenti regolari e trasparenti venga svegliato con perquisizioni all’alba con 300 agenti. Qualcosa non torna: è evidente, e lancio un appello da questa radio, che il messaggio alle aziende è: ‘non finanziate Italia Viva’ se non volete passare guai». L’ex segretario del Pd ha anche parlato della vicenda parallela all’inchiesta su Open, lo scoop dei giornali La VeritàL’Espresso sulla casa comprata da Renzi nel 2018. L’imprenditore fiorentino Riccardo Maestrelli avrebbe fatto all’ex premier un prestito di 700mila euro, usati per l’acquisto della casa. «Ho comprato casa vendendo quella di Pontassieve e, per avere disponibilità finanziaria in attesa della vendita, a giugno ho chiesto un prestito a un conoscente, restituendo tutto a novembre. Ho criticato l’invasione di campo di due magistrati nella sfera politica e la risposta è la diffusione di miei documenti privati personali. Brivido!». Secondo L’Espresso, però, «possibile che il senatore Renzi non ricordasse che Maestrelli fu nominato dal suo governo nel cda di “Cassa depositi e prestiti immobiliare spa” e che quindi il rischio di un conflitto d’interessi era enorme?». Alla procura di Firenze sono state presentate da Renzi due denunce penali per rivelazione di segreto bancario.

L’inchiesta – L’ipotesi di reato della procura di Firenze in merito alla fondazione Open – esistita dal 2012 al 2018 – è che la stessa andasse considerata alla stregua di un partito politico e quindi non abbia rispettato le norme sul finanziamento degli stessi. Gli iscritti al registro degli indagati sono l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione, per traffico di influenze e insieme all’imprenditore Marco Carrai per finanziamento illecito. L’indagine è partita due mesi fa da una consulenza considerata sospetta tra l’avvocato Bianchi e il gruppo edile Toto. Bianchi avrebbe ricevuto per quel lavoro una parcella di oltre 800mila euro, e un mese dopo avrebbe finanziato Open e altre associazioni legate a Renzi per circa 400mila euro. L’ipotesi è che questa operazione sia stata un modo per dare un finanziamento a Open da parte di Toto Costruzioni. L’indagine è finita sulle prime pagine dei giornali quando nell’ultima settimana di novembre la Guardia di finanza ha perquisito le sedi di dodici aziende sparse per undici città. Nessun esponente di queste aziende, tutte finanziatrici in chiaro della Fondazione renziana, è iscritto al registro degli indagati. Anche i documenti sulle carte e i bancomat affidati a esponenti renziani del Pd sono stati sequestrati. Spese per alberghi, viaggi e cene potrebbero anche risultare legali. La Fondazione era nota per essere il centro economico delle attività di Renzi: raccoglieva finanziamenti dei sostenitori – oltre 6 milioni dal 2012 al 2018 – e pagava spese come gli incontri alla Leopolda le campagne per il “Sì” al referendum costituzionale. Le fondazioni sono un modo usato da molti partiti ed esponenti politici per raccogliere soldi aggirando in modo legale la legge sul finanziamento ai partiti, più restrittiva. È sempre stato dubbio però per cosa quei soldi potessero essere usati legittimamente e quale fosse il confine con un normale partito. L’ipotesi della procura di Firenze è proprio che Open questo confine l’abbia oltrepassato.