«Quanti migranti accogliamo? Zero, abbiamo già dato». Queste sono le parole di Matteo Salvini dette in una diretta Facebook all’indomani degli insulti comparsi sulle mura esterne della sede milanese della segreteria nazionale del Carroccio, nella notte del 6 gennaio. Le scritte fatte con bombolette spray blu e rosse, sono già state cancellate nella mattina di lunedì da alcuni militanti.

Gli slogan – «Il popolo non è razzista, Lega di merda. Razzisti». Mentre la polemica sui migranti e sul decreto sicurezza continua, le nuove accuse volte contro il partito di Salvini, come ricorda il segretario nazionale della Lega Lombarda Paolo Grimoldi nel suo post Facebook che ha diffuso la notizia, sono solo l’ultimo esempio di «aggressione» alle sedi del partito: vandalismi, buste con proiettili, vetrate infrante «e purtroppo anche attentati incendiari ed esplosivi». Dopo Torino anche a Milano, a dicembre, durante una manifestazione organizzata dai collettivi studenteschi, aveva fatto notizia il fantoccio di Salvini bruciato in Piazza Cinque Giornate: sulla felpa del pupazzo si leggeva “Ladropoli”, in seguito alle discussioni sul tesoretto della Lega. Oggi alle 19 si terrà simbolicamente un presidio a San Valentino Torio, in provincia di Salerno, in seguito a un petardo fatto esplodere proprio contro il portone della sede, sempre il 6 gennaio. Questo è il clima intimidatorio a cui fa riferimento Grimoldi, che aggiunge come «la gran parte della sinistra, sempre impegnata a blaterare di fascismo, non si accorge o forse preferisce non accorgersene…».

Presidio – In via Bellerio nella mattinata del 7 gennaio nessuno era presente negli uffici della Lega per rilasciare dichiarazioni. La sede resta presidiata dall’esercito che controlla l’entrata dell’edificio con due soldati fuori da una camionetta. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, spiega su Facebook come sia importante «abbassare i toni e riportare i confronti sui binari della democrazia» e aggiunge che  «noi andremo avanti senza farci intimidire da chi non riesce a esprimersi in modo civile».