Per il segretario del Partito democratico Matteo Renzi, l’Italicum, il nuovo progetto di legge elettorale, è blindato. La direzione del partito ha approvato il testo, frutto di una mediazione con Forza Italia e Nuovo Centrodestra, ma questo non è bastato per placare le polemiche. Il terremoto, prima annunciato, poi rientrato, poi ufficiale, arriva martedì a pranzo: Gianni Cuperlo si dimette da presidente dell’assemblea del Pd.
Lo fa con una lunga lettera a Matteo Renzi, suo ex rivale alle primarie. Una lettera che proprio Cuperlo ha deciso di rendere pubblica su Facebook. “Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero”, si legge. E ancora: “Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità”.
Sulle preferenze sarà scontro in Parlamento?
Il grande nodo, quello che ha mandato su tutte le furie Cuperlo, è nono solo nel metodo, ma anche nel merito. Ai “dem”, Piddini di area bersaniana, le liste bloccate non piacciono. Sul punto il deputato Alfredo D’Attorre ha già chiesto la possibilità di reintrodurre le preferenze, preannunciando battaglia in Parlamento. E anche Davide Zoggia attacca il segretario: “Io non ho mai visto una direzione del nostro partito in cui il segretario si presenta e dice: questo è il nostro pacchetto, prendere o lasciare. Si può anche fare a meno di fare la direzione se questo è il punto di approdo”.
Nonostante le dichiarazioni di guerra contro la segreteria, però, il fronte degli ex bersaniani non sembra forte come un tempo. In direzione l’Italicum ha avuto il via libera anche di Pippo Civati, candidato alle primarie del Pd e Franco Marini. Anche la linea dell’ex giovane turco Matteo Orfini sembra, in queste ore, essere in netto dissenso con quella di Cuperlo. Persino Stefano Fassina, dopo i toni durissimi contro la decisione di Renzi di incontrare Silvio Berlusconi nella sede del Pd, ha definito “ottimo” il lavoro di Renzi. “Per me ieri non è stata una bella giornata”, ha chiosato Civati. “Detto questo non penso sia il caso di fare la guerra a Renzi nel Pd, sennò ci suicidiamo tutti”.
Luigi Brindisi