2520164-matteorenzi5Accordi, smentite, litigi e franchi tiratori. E all’ultimo anche il passo indietro dello stesso Partito Democratico. A otto giorni dalla presentazione alla Camera dell’Italicum, ossia la bozza di accordo sulla legge elettorale condivisa da Renzi e Berlusconi, le tensioni interne ed esterne ai partiti si intensificano.

Dopo giorni di polemiche e scambi di accuse, alla fine il Pd fa retromarcia e ritira quasi tutti gli emendamenti alla bozza del testo di legge: dei 35 emendamenti presentati al testo originario, ne sono stati ritirati 32, dopo le secche parole di Matteo Renzi:  “Il Pd deve presentarsi unito nelle trattative sulla legge elettorale, non può offrire alle altre forze politiche l’alibi delle sue spaccature” ha dichiarato il segretario nel corso della riunione serale di lunedì 27 gennaio con i membri della commissione affari costituzionali. “Vi chiedo formalmente il ritiro degli emendamenti in commissione perché altrimenti salta l’accordo”. Una linea dura alla quale però ha dato il suo appoggio anche Gianni Cuperlo.

I tre punti che rimangono aperti riguardano gli accordi presi dal segretario Pd con Silvio Berlusconi: la soglia del doppio turno, la delega al governo per la formazione dei collegi e le primarie obbligatorie per legge. La vera prova per Renzi e il suo italicum sarà però in Parlamento, quando il suo stesso partito dovrà esprimersi apertamente. Il rischio di franchi tiratori c’è, considerato anche il fatto che i gruppi del Pd sono composti da persone non scelte direttamente dal segretario. Ma tutto ciò sembra non preoccupare Renzi che, intervistato dal tg3 ha dichiarato: “Qualche franco tiratore ci sarà ma se faranno fallire la riforma elettorale senza metterci la faccia, dopo quello che è accaduto per l’elezione del presidente della Repubblica, allora la strada della legislatura sarà in salita, non affosseranno la legge elettorale ma Enrico Letta».

E si va avanti dunque, nonostante arrivino retromarce anche da Forza Italia, dopo che la proposta di innalzare la soglia del consenso raggiunto dal 35% al 38% per andare al secondo turno, era stata prima accettata e poi respinta dal partito di Berlusconi. lo stesso Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia  ha diffuso una nota “chiarificatrice”: “In relazione ad alcune ricostruzioni giornalistiche, preciso che è destituita di fondamento ogni ipotesi di accordo diverso da quello stipulato fra il presidente Silvio Berlusconi e il segretario del Pd, Matteo Renzi. Sono quindi false le notizie circa una modifica al rialzo della soglia del 35 per cento per assegnare già al primo turno il premio di maggioranza”.

Intanto la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha dato come molto possibile l’eventualità che l’inizio dell’esame della legge elettorale alla Camera, previsto per martedì 28 slitti al 30 gennaio, “il termine massimo per andare in Aula”, come ha puntualizzato il capogruppo Pd Roberto Speranza.

Maria Elena Zanini