Renzi e BerlusconiPremio di maggioranza, sbarramento e preferenze. È attorno a questi tre punti che ruotano le trattative, forse le ultime, sulla nuova legge elettorale. Nodi ancora da sciogliere, sui quali potrebbero giocarsi le sorti dei partiti, piccoli e grandi. «Siamo veramente a un passo», ha detto il segretario del Pd Matteo Renzi, ospite martedì sera della trasmissione Ballarò: «L’accordo è vicino, sarebbe un peccato buttare via questa occasione». L’equilibrio però è delicato. E tutto continua a reggersi sull’asse Renzi-Berlusconi, su quell’intesa siglata domenica 19 gennaio: una data che, comunque vada, passerà alla storia, perché prima volta – e tra grandi polemiche – dell’ex premier al Nazareno, di fronte al ritratto di Che Guevara e Fidel Castro.

Dopo la seduta notturna di martedì, riprenderanno nel pomeriggio di mercoledì i lavori della commissione Affari costituzionali alla Camera. Nonostante i piccoli partiti premessero per un rinvio a febbraio, l’approdo in Aula del cosiddetto Italicum dovrebbe dunque slittare di sole 24 ore, a giovedì 30 gennaio. Sul rispetto dei tempi, Elena Boschi si è mostrata fiduciosa: «C’è un prudente ottimismo di trovare un accordo in giornata», ha detto la responsabile riforme del Pd.

Entro poche ore, perciò, dovrebbe definirsi una volta per tutte la soglia per accedere al premio di maggioranza, attualmente prevista al 35 per cento: più partiti vorrebbero portarla al 37 o al 38, una scelta che non entusiasma Forza Italia, che con buone probabilità si troverà in ogni caso a doverla digerire. E se anche le preferenze non accontentano tutti, è sullo sbarramento che, più di ogni altra cosa, ci sarà da discutere: le formazioni più piccole vorrebbero abbassare la soglia dal 5 al 4 per cento per i partiti coalizzati, dal 12 all’8 per le coalizioni.

Giulia Carrarini