MNB_SRequestManager (2)

Cadono il ballottaggio e il meccanismo dei capilista. Resiste invece il premio di maggioranza, ma solo per chi arriva al 40% dei voti. La sentenza della Consulta sull’Italicum non arrivava inaspettata. Così come le reazioni dei partiti, che a un’ora dal verdetto si erano già divisi. Da una parte chi vuole andare al voto subito:  Pd renziano, Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Dall’altra chi vorrebbe fare una nuova legge: Forza Italia, centristi, Sinistra italiana e minoranza del Pd.

Dall’Italicum al Legalicum – La Consulta ha eliminato dalla legge elettorale ribattezzata Italicum il ballottaggio e la possibilità dei capilista eletti in più collegi di sceglierne uno a propria discrezione. Ma non ha abolito in sé la pluricanditatura, né l’assegnazione del premio di maggioranza al partito che supera il 40% dei voti. Una legge elettorale valida ora quindi ci sarebbe: il Legalicum, come l’ha ribattezzata Beppe Grillo, ovvero l’Italicum corretto dalla sentenza della Consulta. Il problema, secondo alcuni, sarebbe la disomogeneità tra il sistema elettorale della Camera e quello del Senato, che rischia di creare maggioranze diverse nei due rami del Parlamento.  Aggravato dalla difficoltà per ogni partito attuale di raggiungere da solo il 40% e aggiudicarsi il premio di maggioranza necessario per governare senza coalizioni.

MNB_SRequestManager (1)Le pressioni per votare – Ad ambire al 40% senza alleanze è Beppe Grillo, che dal suo blog lancia la parola d’ordine «Voto subito» con l’hashtag #Obiettivo40PerCento. Anche Giorgia Meloni, dai microfoni di Radio Cusano Campus, preme perché si vada subito alle urne: «Vogliamo tornare a votare, vogliamo che l’Italia sia trattata come tutte le democrazie normali». La leader di Fratelli d’Italia si prepara alla manifestazione di sabato a Roma, in cui chiederà di votare ad aprile e di fissare le primarie per il centrodestra il 5 marzo.

Le cautele di Berlusconi – «Ho invitato tutti a questa manifestazione» continua la Meloni «siamo inclusivi ma il vincolo della coerenza c’è». E il riferimento è a Silvio Berlusconi e al suo partito, che non parteciperanno alla manifestazione. Il leader azzurro e i fedelissimi vogliono prendere tempo in attesa della sentenza della Corte europea che deciderà sulla sua candidabilità e dovrebbe arrivare entro il 2017. «Questo sistema non ci favorisce» è la linea comune: meglio ridisegnare una legge elettorale armonica tra Camera e Senato. Il desiderio dei forzisti è quella di mantenere i capilista bloccati dell’Italicum ed eliminare le preferenze.

Salvini: “Parola agli italiani!” – La maggiore paura di Forza Italia, oltre a quella di una campagna elettorale senza Silvio Berlusconi, è la morsa di Salvini. L’attuale legge elettorale costringerebbe a una scomoda alleanza con la Lega e il partito di Salvini sa di avere il coltello dalla parte del manico nell’attuale schieramento, con Berlusconi azzoppato dall’ineleggibilità. Per questo Salvini preme per votare entro giugno: «Non ci sono più scuse: parola agli italiani!» scrive su Twitter.

Cautele al Centro – Centristi e Nuovo centro destra si accodano al leader azzurro e fanno propri gli auspici di Mattarella. «È diritto e dovere delle Camere armonizzare i sistemi», dice Alfano a il Messaggero, «si introduca un premio di governabilità per la coalizione prima classificata, anche se essa non raggiunge il 40 per cento». Solo con queste modifiche sarebbe di nuovo possibile l’alleanza tra centrodestra e centrosinistra in chiave anti-populista cui guarda Alfano e che permetterebbe una replica dell’attuale coalizione di governo.

MNB_SRequestManager (3)La minoranza del Pd: «Noi l’avevamo detto» – Se il Centro guarda a una coalizione postelettorale con il Pd, quest’ultimo è in fibrillazione. Da una parte la minoranza si lega a Bersani, che in un’intervista al Corriere della sera rivendica di aver fiutato per primo l’incostituzionalità dell’Italicum e per questo essere stato cacciato dalla commissione Affari Costituzionali. Con lui Roberto Speranza, che per contrarietà all’Italicum si dimise da capogruppo, e Enrico Letta, che twitta: «Ho avuto conferma di aver fatto bene, contro il mio partito, a votare contro l’Italicum».

Renzi si riattiva per il voto – Dall’altra parte anche i renziani hanno trovato nuova forza dal pronunciamento della Consulta, accolta come una conferma della validità complessiva della legge elettorale, rimasta uguale nei due punti cardine del premio di maggioranza e delle pluricandidature. Dalla sua stanza da segretario, al Nazareno, Matteo Renzi lavora con i fedelissimi per una strategia: l’ex premier vorrebbe andare a votare e non dare l’impressione, con la Lega e il Movimento che premono, di sottrarsi al confronto elettorale.