L’intreccio istituzionale fatto di poltrone e incarichi somiglia a una partita di scacchi. Peccato che ai due lati del tavolo non ci siano solo due giocatori, ma almeno quattro. Bersani, Berlusconi, Grillo e Monti dovranno trovare un equilibrio per nominare i presidenti di Camera e Senato, votare la fiducia al governo ed eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Tutto in un mese, a partire dall’insediamento dei deputati il prossimo 15 marzo.
Sulle nomine delle cariche dello Stato, il Pd sta cercando di trovare un equilibrio che consenta la nascita di un esecutivo a guida democratica. La partita più delicata è quella che riguarda il nuovo Presidente della Repubblica. Il 15 aprile il Parlamento, riunito in seduta comune con l’aggiunta dei delegati regionali, dovrà indicare il nome del sostituto di Napolitano. La figura dell’attuale Capo dello Stato è apprezzata in tutti gli schieramenti e sono molti quelli che stanno spingendo per un secondo mandato. Ma le parole del portavoce di Napolitano, in questo senso, smetiscono questa eventualità.
L’obiettivo del Pd è nominare un proprio candidato al Quirinale. Il nome forte è quello di Romano Prodi. L’ex premier è l’unico che raccoglie l’apprezzamento anche del Movimento Cinque Stelle e che quindi potrebbe essere nominato anche senza l’appoggio del Pdl. Per riuscire in questo progetto, Bersani è pronto ad offrire la presidenza della Camera a Grillo e quella del Senato al partito di Mario Monti. Questo scenario escluderebbe il Pdl non solo nella formazione del nuovo governo, ma anche nei ruoli chiave delle istituzioni. Per questo motivo diversi dirigenti del partito di Berlusconi stanno alzando la voce nelle ultime ore. Come dichiara Michaela Biancofiore: “Avevamo proposto Bersani premier e Berlusconi Capo dello Stato, ma il nostro progetto è stato bocciato. Potremmo avanzare la candidatura di Franco Frattini”. Su questo punto Bersani è irremovibile: “Mai Berlusconi al Quirinale”.
Potrebbe avere le sue possibilità anche Massimo D’Alema, apprezzato dal Pdl. Al momento le dichiarazioni sono contrastanti. Per Fabrizio Cicchitto “la candidatura di D’Alema in realtà è un tentativo per metterlo fuori gioco”, ma in realtà l’ex segretario dei Ds è un altro uomo forte per la poltrona del Quirinale. Dal Pdl, dopotutto, fanno notare: “Perché il Capo dello Stato dovrebbe essere ancora un esponente della sinistra? – dichiara Altero Matteoli – Auspico che stavolta si scelga una personalità che provenga dallo schieramento di centrodestra”. Nessuno, al momento, è in grado di preparare lo scacco matto.
Luigi Caputo