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Paola Muraro si è dimessa all’1.30 della notte fra il 12 e il 13 dicembre. L’assessore all’Ambiente del comune di Roma ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura e scelto di rimettere le sue deleghe nelle mani della sindaca Virginia Raggi. Mentre il Movimento 5 Stella esalta la propria trasparenza, il Pd rincara le accuse di inadeguatezza al governo della capitale.

Muraro era indagata per traffico illecito di rifiuti e per abuso d’ufficio per le consulenze AMA, la società municipalizzata che si occupa dello smaltimento di rifiuti. A luglio, il Pd ne aveva già richiesto le dimissioni quando la procura aveva avviato alcune indagini su impianti che l’allora consulente esterno dell’azienda avrebbe dovuto controllare.

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L’assessore all’Ambiente Paola Muraro

Il 16 settembre, Il Corriere della Sera riporta gli incarichi da più di un milione di euro che sarebbero stati illecitamente assegnati all’assessore dimissionario dall’ex direttore di AMA, Giovanni Fiscon, già indagato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale” per i suoi rapporti con Salvatore Buzzi. Secondo la legge, su quei contratti avrebbero dovuto avere la precedenza i collaboratori interni. Si sospetta una relazione sentimentale fra i due alla base degli illeciti.

Muraro scopre di essere iscritta nel registro degli indagati a luglio, tramite una richiesta di accesso agli atti. Per questa ragione può limitarsi a dichiarare ai giornali di non aver mai ricevuto avvisi di garanzia, senza essere accusata di aver mentito.  Comunica la sua posizione a Virginia Raggi e insieme compaiono davanti alla commissione parlamentare “Ecomafia” il 5 settembre.

Le loro deposizioni fanno scoppiare un terremoto all’interno del Movimento 5 Stelle. Due giorni dopo a Nettuno, in un comizio che era stato ufficialmente indetto a favore del No al referendum costituzionale, Beppe Grillo e il direttorio organizzano una pubblica espiazione. Luigi Di Maio dice di aver sottovalutato la mail di Paola Taverna che lo informava delle indagini in corso, mentre Alessandro Di Battista in lacrime cerca di sviare l’attenzione sul decreto Salvabanche.

La sindaca di Roma non è presente. È in Campidoglio a gestire una giunta che perde pezzi, dal capo di gabinetto Carla Raineri all’assessore al Bilancio, Marcello Minenna. Il sostituto di Minenna non si trova e diventa argomento di discussioni e divergenze interne ai grillini, che chiedono le dimissioni anche di Raffaele Marra, vice-capo di gabinetto.

Ora un’altra persona lascia il governo della capitale: “Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti”, spiega l’assessore. “Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione”.

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Virginia Raggi e Paola Muraro durante la conferenza di presentazione “Il nuovo corso di Ama”

Virginia Raggi difende l’operato della sua giunta e di Paola Muraro a settembre e lo fa di nuovo dopo le dimissioni. Accetta le deleghe all’Ambiente e inserisce nel discorso un “nel frattempo” che sa di porte lasciate aperte a un possibile ritorno: “Attendiamo con fiducia che l’assessora chiarisca nel dettaglio la sua posizione e, nel frattempo, sarò io ad assumere le sue deleghe”.

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Campidoglio, Paolo Ferraro, è d’accordo: è stato un atto di coerenza, scrive su Facebook, attaccando subito il Pd che a suo dire è in grado solamente di sfornare un governo Renzi-bis.

I dem rispondono definendo una “furbata” la mossa di annunciare le dimissioni di notte per non finire sui giornali. Dimissioni che sono “l’apoteosi di un fallimento annunciato” dice il senatore Stefano Esposito: i pentastellati non sono in grado di gestire una situazione complicata come il governo della capitale, perché sono “paralizzati da faide intestine” e compiono continuamente “errori clamorosi”.