L'Aula della Camera durante l'esame della riforma del Senato

L’Aula della Camera durante l’esame della riforma del Senato

A Montecitorio in pochi sono andati a dormire lo scorso 11 febbraio. Sulla riforma del Senato non c’è stato accordo tra le forze politiche e il Pd ha chiesto di proseguire la seduta ad oltranza. L’intenzione era provare a superare il blocco dei tanti emendamenti al disegno di legge, ma l’opposizione ha provocato più volte la sospensione della seduta e si è sfiorata la rissa tra Lega e Ncd. Dall’M5s sono partiti cori di protesta, mentre dai banchi di Sel sono volati i fascicoli. I deputati leghisti hanno indossato magliette bianche con lo slogan Io sto con Stacchio per sostenere la causa del benzinaio che ha ucciso un rapinatore in provincia di Vicenza.

Ma la Camera è riuscita a votare lo stesso tutti gli emendamenti sull’articolo 117 della Costituzione, uno dei pilastri della riforma insieme a quella del Senato.  Il nuovo testo dovrebbe restituire allo Stato alcune competenze che oggi spettano alle Regioni. Secondo il capogruppo del Pd Roberto Speranza, il voto finale sul ddl potrebbe slittare ai primi giorni di marzo, nel caso in cui l’opposizione faccia ostruzione. “Sarebbe ottuso e nefasto continuare con il patto del Nazareno”, ha dichiarato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Salvo poi fare una marcia indietro parziale assicurando che: “appoggeremo ciò che delle riforme riteniamo utile e alla fine del percorso decideremo come comportarci al voto finale”. Il Premier Renzi ha assicurato: “non ci fermeranno”. Il Pd non accetterà, dice il Primo Ministro, di essere bloccato da chi “lancia libri, urla o fa ostruzionismo”.