Il Partito Democratico vorrebbe il Mattarellum, Silvio Berlusconi il proporzionale, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord chiedono solo di andare al voto il prima possibile. Dalla notte del 4 dicembre, quando i «No» hanno prevalso sui «Sì» nel referendum costituzionale, la legge elettorale ha preso il centro della scena nella discussione politica.
Se si votasse oggi – Attualmente alla Camera e al Senato sono in vigore due sistemi elettorali differenti. I membri della prima verrebbero eletti con l’Italicum, che assegna il 54% dei seggi a chi ottiene il 40% dei voti al primo turno, o prevale nel ballottaggio. Questo sistema, approvato dal Governo Renzi nel maggio 2015, non fu esteso al Senato. Si voleva, infatti, legare la sua applicazione all’approvazione della riforma costituzionale che avrebbe dovuto ridimensionare poteri e consistenza della Camera alta, allo scopo di rassicurare chi temeva che l’allora Presidente del Consiglio rassegnasse subito le dimissioni per tornare a votare con la nuova legge. La bocciatura del referendum fa sì che gli inquilini di Palazzo Madama verrebbero oggi eletti col «Consultellum», ossia quel che resta del «Porcellum» – la legge scritta nel 2005 dall’allora ministro Roberto Calderoli – dopo le modifiche della Corte Costituzionale. Nei fatti, è un proporzionale quasi puro, che renderebbe impossibile la formazione di una maggioranza al Senato. L’esatto contrario di quello che succederebbe alla Camera, dove l’Italicum garantirebbe la governabilità senza la necessità di stringere coalizioni.
In attesa della Corte Costituzionale – A complicare ulteriormente la situazione, il 24 gennaio 2017 anche l’Italicum dovrà passare dal giudizio di costituzionalità della Corte. Ne sono contestati vari aspetti, soprattutto il premio di maggioranza, ritenuto eccessivo, specie perché manca una soglia minima per accedere al ballottaggio, e la «impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati» (in ogni collegio, infatti, il capolista è bloccato: viene scelto dai partiti ed eletto automaticamente se la lista vince il seggio in quel collegio). Se questi ricorsi venissero accolti, anche alla Camera avremmo un sistema differente da quello approvato dal Parlamento, probabilmente vicino a un proporzionale.
Ipotesi proporzionale – Dopo aver appreso i risultati del referendum costituzionale, Beppe Grillo e Matteo Salvini hanno fatto intendere di non badare troppo al sottile: qualsiasi sia il verdetto della Corte Costituzionale, loro sono pronti a tornare alle urne. Se il giudizio della Consulta generasse un sistema simile al proporzionale puro, anche Berlusconi sarebbe soddisfatto. In questo caso, Forza Italia potrebbe presentarsi alle elezioni da sola, senza necessità di allearsi con la Lega Nord. Poi, secondo il ragionamento dell’ex-Cavaliere, pur con un eventuale premio di maggioranza al primo partito, il Pd non sarebbe in grado di governare da solo e avrebbe bisogno di sedersi al tavolo delle trattative con i i forzisti.
Opzione Mattarellum – Il Pd ha idee diverse. Matteo Renzi ha più volte detto di voler «evitare inciuci». In attesa che la Corte Costituzionale si esprima, continua a dirsi sostenitore del doppio turno o, in seconda istanza, del «Mattarellum», sistema riproposto ufficialmente dal Pd nell’assemblea del 19 dicembre scorso. Quest’ultimo, che prende il nome dal suo relatore e attuale Presidente della Repubblica, è stato utilizzato in Italia nelle elezioni dal 1994 al 2001. Prevede sia per la Camera che per il Senato il maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari e un recupero proporzionale per il rimanente 25% dei seggi. Se si tornasse a questo meccanismo, il territorio nazionale verrebbe suddiviso in tanti collegi uninominali, dove ogni partito presenterebbe un solo candidato. Un meccanismo che dovrebbe premiare il tendenziale maggior radicamento sul territorio dei candidati del Pd rispetto a quelli del M5s.
Altre idee – Nulla esclude che, da qui al giorno del voto, vengano proposti nuovi meccanismi. Tra le varie idee già circolate, alcune sono di tipo proporzionale con premio di maggioranza, simili al Porcellum, ma con un premio ridotto. Si è anche ipotizzato, soprattutto all’interno del Pd, una sorta di «Mattarellum 2.0», che aggiungerebbe alla vecchia legge un premio di maggioranza. Un’altra variazione prenderebbe spunto dal sistema francese, in cui i seggi dell’Assemblea nazionale sono assegnati in altrettanti collegi uninominali: nel caso in cui, al primo turno, nessuno ottenga la maggioranza assoluta dei voti, vanno al ballottaggio quei candidati che hanno conseguito almeno il 12,5% delle preferenze.