urnaItalicum, Mattarellum 2.0, Democratellum, Provincellum. E nelle ultime ore Verdinellum. Non è un
gioco al neologismo più curioso. Ma è una lista di possibili modifiche alla legge elettorale,
l’Italicum appunto, approvata dal Parlamento il 6 maggio 2015 e in vigore dal 1 luglio 2016. Se si
andasse a eleggere oggi i deputati, quindi, si voterebbe con un sistema proporzionale con correzione
maggioritaria a doppio turno. Il Paese è diviso in 100 collegi plurinominali con capilista bloccati.
La lista che al primo turno ottiene il 40 per cento dei voti ha diritto al premio di maggioranza. E al
secondo turno il premio di maggioranza va a chi vince.

Aspettando il referendum
Ciò significa che se nessun partito ottiene tale consenso al primo turno si va al ballottaggio. Una novità per l’Italia, abituata a risultati elettorali incerti che negli anni hanno messo a rischio sia la formazione delle maggioranze parlamentari che la tenuta dei governi. L’ultimo esempio in ordine di tempo le difficoltà incontrate da Pierluigi Bersani, ex segretario del Pd. All’indomani della vittoria risicata alle elezioni del 2013, Bersani dopo aver battuto invano la strada di un’alleanza con i Cinque Stelle, fu costretto a rinunciare
all’incarico.Anche se lo scorso primo luglio, con la scadenza della “clausola di salvaguardia” , l’Italicum è
diventata la legge elettorale del nostro Paese, l’Italia ancora non sa se andrà mai alle urne con le
nuove regole. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ama dire che questo sistema permette di
«sapere la sera stessa delle elezioni chi andrà al governo». Tutto questo meccanismo, però, è in
qualche modo subordinato alla riforma costituzionale che porterà all’abolizione del Senato.
Bisognerà aspettare il 4 dicembre, data fissata per la consultazione referendaria, per sapere se gli
italiani vorranno o meno trasformare il secondo ramo del Parlamento in organo rappresentativo
degli enti territoriali (Regioni e Comuni).

Premio o non premio
Nel frattempo, nulla è scontato. La legge elettorale figlia del cosiddetto Patto del Nazareno, dal
nome della sede del Pd dove Matteo Renzi l’ha discussa con il leader dell’opposizione Silvio
Berlusconi, non soddisfa tutti. E in questi giorni le forze politiche, soprattutto la minoranza Pd e le
opposizioni, si alternano nel proporre modifiche al testo. I punti più discussi sono quelli del premio
di maggioranza che non assicurerebbe una rappresentanza ai partiti minori e il ruolo ridotto delle
preferenze: la pesenza dei capilista bloccati fa in modo che il partito più votato decida 3 dei 6
deputati eletti in edia in ogni collegio. Senza dimenticare che il capolista può candidarsi in diversi collegi e poi sceglere in quale essere eletto, alterando così la scelta fatta dai votanti. Le varie ipotesi di cambiamnto che stanno circolando vanno dal Mattarellum 2.0, che prevede un triplo premio per assicurar una ripartizione più equa dei seggi alle liste più votate, a un sistema proporzionale con preferenza secondo il modello spagnolo, passando per la proposta di creazione di 618 collegi uninominali

L’esempio tedesco
Uno solo, però, lo scenario ipotizzabile: anche se dovesse vincere il sì al referendum di dicembre, l’Italicum sarà archiviato. Ci sono partiti, come Ala di Denis Verdini, che pur avendo votato la legge, appoggiando di fatto il governo Renzi, adesso si dicono pronti a cambiarla. Il modello di riferimento sarebbe un proporzionale alla tedesca: 100-150 collegi che dovrebbero eleggere ciascuno 3 deputati. Per assegnare il resto dei seggi, invece, il ricorso a un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3 per cento. Il tutto senza il doppio turno. E soprattutto senza il Senato,abolito insieme al bicameralismo perfetto deciso dai padri costituenti.

Carmela Adinolfi
Lara Martino