Se la maggioranza gialloverde appare divisa sulla legittima difesa, il cui disegno di legge in questi giorni verrà votato in Parlamento, i magistrati sembrano tutt’altro che uniti. Magistratura indipendente, la corrente di destra dell’Associazione nazionale magistrati, si è dissociata dalle critiche che l’Anm ha rivolto a Matteo Salvini dopo la sua visita in carcere all’imprenditore piacentino condannato per tentato omicidio di un ladro sorpreso a rubare in un cantiere.
Solidarietà – Sabato 23 febbraio il ministro degli Interni è andato nel carcere di Piacenza per portare «la solidarietà umana e l’affetto per un onesto lavoratore» ad Angelo Peveri, l’imprenditore che la Cassazione ha condannato in via definitiva a scontare 4 anni e mezzo di reclusione. L’accusa è di tentato omicidio nei confronti del ladro che la notte del 5 ottobre del 2011 si era introdotto nel suo cantiere per rubarne il gasolio. «Ho trovato una persona per bene – ha commentato il vicepremier al termine dell’incontro -, cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile». Poi ha aggiunto: «Dal mio punto di vista non avrebbe dovuto nemmeno entrare in carcere», spiegando che, secondo il suo «pensiero personale», «chi si introduce in casa d’altri per rubare, violentare o uccidere, ne deve accettare le conseguenze».
La reazione – Immediata la risposta del procuratore di Piacenza Salvatore Cappelleri, che in un’intervista a Repubblica ha contestato la legittima difesa dal momento che, stando alle perizie e alla tesi dell’accusa, Peveri sparò due colpi di fucile dall’alto verso il basso, dopo aver fatto inginocchiare il malvivente che era stato già picchiato e immobilizzato. «Chi ha certe responsabilità dovrebbe essere più attento a ricostruzioni che non corrispondono ai fatti processualmente accertati – ha dichiarato il pm all’indirizzo di Salvini -. «Il pericolo è che passi il messaggio che comunque è legittimo reagire». Con lui si è schierata l’Associazione nazionale magistrati, che in un documento approvato a stretta maggioranza parla di «delegittimazione del sistema giudiziario».
I dissidenti – Una presa di posizione che non ha trovato d’accordo gli esponenti di Magistratura indipendente, che si è dissociata pubblicamente dal comunicato dell’Anm. «Le dichiarazioni del ministro dell’Interno – sostiene Mi – in nessuna parte ci sono apparse lesive dell’operato dei magistrati, che hanno agito sulla base delle leggi attualmente vigenti». Sulla polemica interviene anche Area, l’ala progressista della magistratura che si schiera in difesa dell’Anm. «L’Associazione non può restare timida o inerte», avverte, e accusa la politica di «strumentalizzazione per meri fini propagandistici».
Il Ddl – In questi giorni, intanto, il disegno di legge sulla legittima difesa ritorna in Parlamento per i due passaggi che lo separano dall’approvazione definitiva. Oggi alle 14 arriverà in aula alla Camera dove saranno messe al voto le pregiudiziali di costituzionalità. Il via libera è previsto per mercoledì, mentre a marzo il testo tornerà in Senato per affrontare l’ultima delibera.