Il premier Enrico Letta e Matteo Renzi

Il premier Enrico Letta e Matteo Renzi

Una mediazione per evitare lo strappo finale. Le diplomazie di Matteo Renzi e Enrico Letta lanciano un ultimo tentativo di conciliazione per evitare di arrivare alla resa dei conti durante la direzione del Pd di giovedì pomeriggio: nel nuovo governo all’attuale premier andrebbe il ministero dell’Economia in cambio delle dimissioni volontarie. Il portavoce della segretaria Lorenzo Guerini e il capogruppo al Senato Luigi Zanda – i renziani che tengono i contatti con lo staff di Letta – hanno spiegato al primo ministro che Renzi è pronto anche a far suo il Piano Italia pur di spingerlo ad accettare la staffetta.

Nella serata del 12 febbraio Renzi e il suo staff di consiglieri, tra cui il capogruppo alla Camera Speranza ed Enrico Franceschini, hanno concordato di non pronunciare proclami prima della Direzione del partito perché convinti delle dimissioni di Letta. “Il partito è compatto con me”, ha spiegato il segretario democratico. Nel caso non dovesse andare in porto l’accordo, Renzi è pronto a chiedere al partito una “forte discontinuità sul governo e l’apertura di una nuova fase”. Secondo i calcoli dei renziani, dopo questo pronunciamento, Letta andrebbe al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Questo però è lo scenario che tutti vorrebbero evitare per non creare spaccature all’interno del Pd.

Per Roberto Casaleggio, arrivato a Roma per la riunione dei deputati del Movimento Cinque Stelle, “l’attuale governo andrebbe sfiduciato in Parlamento e si dovrebbe andare a nuove elezioni. Pippo Civati, deputato del Partito Democratico, ha lanciato sul web un sondaggio “#staffettasì o #staffettano”, commentando che “Letta e Renzi ignorano il valore della partecipazione alle decisioni politiche”.

Luigi Caputo