“Questa notte al Senato abbiamo avuto 171 voti, gli stessi dell’ultimo governo Berlusconi”. Chissà se Enrico Letta ci ha messo una punta di ironia, tirando in ballo il suo nuovo oppositore. Lo tsunami Berlusconi, che con i suoi 62 senatori di Forza Italia ha votato no alla fiducia posta dal governo sulla legge di stabilità, si è rivelato un leggero venticello, incapace di squassare la stabilità del suo governo.
“Chi parla di numeri risicati è fuori strada”, puntualizza Letta, che ora si sente più forte di prima: “Il voto di fiducia è un risultato molto significativo che ci dà forza, coesione e prospettiva per tutto il 2014. Userò questa forza per accelerare il percorso di riforme perché il paese ne ha bisogno”.
Si va avanti a vele spiegate e con una marcia in più, come se Forza Italia fosse una zavorra che appesantisse il cammino delle riforme. Soprattutto sull’Europa: “Anche se la nostra maggioranza rimane composta da forze politiche diverse tra loro”, precisa Letta, “c’è maggior unione e coesione tra i partiti che sostengono il governo. Ora più che mai c’è bisogno di un governo molto coeso sulla bussola europea”.
Con il passaggio di Forza Italia all’opposizione, si crea una nuova maggioranza, ma Letta nega ipotesi di rimpasto. Chiarisce però di aspettarsi le dimissioni dai componenti del governo che hanno aderito al rinato movimento di Berlusconi. Sollecitato dai giornalisti sul Cavaliere, sulla cui decadenza da parlamentare è chiamato ad esprimersi il Senato, il premier glissa (“Non ho mai commentato nulla e continuerò a farlo”) e nega di essere stato informato in anticipo da Berlusconi sulla sua decisione di togliere l’appoggio al suo governo.
Tornando alla legge di stabilità, Letta esulta per la prova superata in Senato e spiega: “Il passaggio della legge di stabilità è servito per migliorare il provvedimento. Alla Camera, confido che possa essere ulteriormente migliorata”.
Francesco Paolo Giordano