
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta
Il governo? «Andrà avanti per tutto il 2014». Con «forza, coesione e prospettiva». Il presidente del Consiglio Enrico Letta conta i voti di fiducia raccolti dall’esecutivo a Palazzo Madama, archiviata la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore: 171, solo due in meno rispetto a quelli del governo Berlusconi nel 2008, sostenuto da una delle più ampie maggioranze della storia repubblicana.
Ma i problemi del governo per ora non stanno nei numeri. Per Sandro Bondi, fedelissimo del Cavaliere, «l’esecutivo delle larghe intese è caduto dopo la sentenza della Cassazione». La stessa convinzione espressa da Matteo Renzi, favorito alle primarie del Pd: «Il governo delle larghe intese è saltato – ha dichiarato al Corriere della Sera – con il ritiro di Forza Italia e la decadenza di Berlusconi non c’è più. Questo governo non può continuare ad andare avanti facendo finta che tutto sia rimasto uguale».
In agenda per ora c’è però solo un giro di consultazioni con i rappresentanti della maggioranza. Colloqui che non potranno chiudersi prima dell’8 dicembre, giorno in cui il Pd sceglierà il suo nuovo segretario. “Chiamatelo nuovo patto di coalizione”, non rimpasto – invita il presidente Letta. Anche se resta da sciogliere il nodo dei cinque sottosegretari e del viceministro rimasti con Berlusconi. Sono Rocco Girlanda, sottosegretario ai Trasporti; Gianfranco Micciché, alla Semplificazione; Cosimo Ferri, alla Giustizia; Jole Santelli, al Lavoro; Bruno Archi, viceministro degli Esteri; infine Walter Ferrazza, agli Affari Regionali, che si considera un “tecnico” e chiede di proseguire. Se non si dimetteranno Palazzo Chigi provvederà al ritiro delle deleghe e del mandato.
Andrea Tornago