Che si chiami Italicum, Caimanum o Renzellum, poco importa. Il testo della nuova legge elettorale è pronto. Il patto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è stato siglato. “Avanti così, ora mai più larghe intese e ricatti dei piccoli partiti”. Così ha commentato il segretario del Pd al quale ha fatto eco Berlusconi con un lapidario “è una buona legge elettorale per Forza Italia”. Giovedì 30 gennaio comincia la discussione in Aula in modo che entro metà febbraio possa esserci il via libera della Camera. Restano ancora in discussione gli altri due punti della riforma politica cara a Renzi: l’abolizione del bicameralismo e la firma del Titolo V sulle autonomie locali.
Ma come si voterà alle prossime elezioni dopo il nuovo accordo Renzi-Berlusconi? Il sistema resta quello dei collegi plurinominali distribuiti su tutto il territorio nazionale, in cui ogni partito presenterà liste di tre o quattro candidati.
La soglia per il bonus. La legge prevede un premio di “governabilità” al partito o alla coalizione vincente che gli assicuri la maggioranza. Per raggiungere il bonus occorre raggiungere la soglia del 37%, due punti percentuali in più rispetto al 35% del testo originario presentato da Renzi, quattro punti in più rispetto al 33% chiesto da Berlusconi. Nel caso in cui nessuno raggiunga la soglia, vanno al ballottaggio i primi due partiti o coalizioni. Il bonus non può superare il 15% e non possono essere assegnati più di 340 seggi alla Camera al partito o coalizione vincente.
Lo sbarramento. Per entrare in Parlamento, i partiti nelle coalizioni devono arrivare al 4,5% dei voti nazionali (non per singolo collegio), mentre la coalizione deve raggiungere il 12% nel totale. I partiti che si presentano da soli, come per esempio il Movimento 5 stelle, devono raggiungere il 12%. La soglia del 12% e dell’8% sono state contestate dai piccoli partiti che temono di non riuscire a raggiungere le percentuali necessarie.
La clausola “salva Lega”. I partiti a forte vocazione regionale (come la Lega) che si presentano in non più di sette regioni, non devono arrivare alle percentuali previste per i partiti a livello nazionale: basterà raggiungere il 9% in almeno tre circoscrizioni.
Le liste bloccate. Il territorio nazionale verrà suddiviso in circoscrizioni alle quali verranno assegnati da tre a sei seggi. Per ogni circoscrizione ciascun partito presenterà liste bloccate di tre o quattro candidati, non sarà quindi possibile esprimere preferenze. C’è la possibilità di presentare lo stesso candidato in più circoscrizioni. Sarà il ministero dell’Interno, come voleva il Pd, e non il Parlamento, come voleva Forza Italia, a disegnare le circoscrizioni. Una volta eletti per circoscrizione, si farà il totale dei voti nazionale e verranno distribuiti i seggi con metodo proporzionale.
Maria Elena Zanini