Premier Enrico Letta

Il premier Enrico Letta (foto Presidenza del Consiglio)

L’Italia non deve diventare di nuovo “oggetto di scherno e alzate di spalle”. Non si può allentare la cinghia, non ancora. Ma affrontare una disoccupazione giovanile al 38 percento, questo sì. Da Roma a Bruxelles, dopo le parole quello che serve sono i fatti. Martedì 21 maggio il premier Enrico Letta presenta così, davanti al Senato, l’ordine del giorno del suo esecutivo e del Consiglio europeo di giugno.

Basta con decisioni che non si trasformano in realtà, calendari e obiettivi fissati “per poi far passare mesi e mesi senza esiti concreti”. Come nel caso dell’unione bancaria, proclamata l’anno scorso e rimasta sulla carta. Se l’Unione europea è in crisi, e i populismi fanno presa sugli elettori, è “per carenza di risultati”. La stessa che, superata nell’ultimo anno, è ancora una minaccia per l’Italia. “Non possiamo permetterci di vanificare i sacrifici fatti fino ad ora, di suscitare dubbi nei mercati e far tornare l’Italia sotto esame, all’ultimo banco”, avverte Letta.

Non solo la questione lavoro, con focus sui giovani. Sul tavolo ci sono anche lotta a frode ed evasione fiscale (“un problema che impone risposte a livello internazionale”) e politiche energetiche firmate Ue, di cui il prossimo Consiglio europeo valuterà i progressi. Il problema riguarda da vicino l’Italia, dove  “oggi il costo dell’energia è più alto rispetto a tutti gli altri partner europei e internazionali”. Ma dove – senza più scherno o alzate di spalle – la procedura di deficit potrebbe chiudersi a fine mese, aprendo un piccolo margine di manovra agli investimenti per la crescita.

Giuliana Gambuzza