È scontro in maggioranza. Mercoledì 27 novembre in commissione Bilancio si è palesata la disomogeneità tra i partiti di maggioranza, che ha destato l’irritazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La votazione più rappresentativa è stata sul canone Rai. La Lega aveva promosso un emendamento, sostenuto da Fratelli d’Italia, per ridurlo di 20 euro (da 90 a 70 euro), confermando di fatto nel 2025 lo sconto già applicato nel 2024. Forza Italia si è messa di traverso e ha votato contro, insieme alle opposizioni. La proposta è stata così bocciata.
Lupi predica moderazione – Nel day after, in Fratelli d’Italia e nella Lega si sono abbassati i toni, secondo la direttrice tracciata dalla presidente del Consiglio, descritta come furente da molti parlamentari. «Penso che la definizione migliore di quanto successo l’abbia data ieri Giorgia Meloni – ha detto Maurizio Lupi di Noi Moderati – Si tratta di un inciampo, che non deve accadere, ma su un tema puntuale, dove non c’è una differenza di visione». Il senatore, intervistato ai microfoni di Rtl ha concluso: «Questo, però, non mette in crisi il governo, anche perché ci sono buone notizie che arrivano dall’Europa e abbiamo un lavoro importante da fare sulla legge di bilancio per dare messaggi significativi a chi ci ascolta».
Gli azzurri attaccano – Forza Italia invece non allenta la tensione. Non è un mistero che gli azzurri vorrebbero capitalizzare il sorpasso ai danni della Lega registrato alle ultime Regionali e alle Europee, soprattutto dopo le caselle rimaste aperte per sostituire Raffaele Fitto, promosso alla Commissione europea. Ci sono poi alcune nomine da decidere, anche in casa Rai. Sempre il 27 novembre c’è stato ancora il rinvio in commissione di Vigilanza sull’incarico alla presidenza dell’azienda del sistema radiotelevisivo statale. Smentisce però questa ricostruzione il portavoce nazionale di FI, Raffaele Nevi, intervistato da Affaritaliani: «Non serve una verifica di governo ma si deve tornare a rispettare il programma sottoscritto con gli elettori e fare le cose condivise». Il vice capogruppo alla Camera però non le ha mandate a dire alla Lega ed usa parole non proprio diplomatiche: «Si dia una calmata, abbassi i toni e torniamo a parlarci di più». Nevi ha concluso: «Salvini fa un po’ il “paraculetto” e dice che nel programma c’è anche la riduzione della pressione fiscale per difendere l’emendamento bocciato sul canone Rai. Ma quella mancetta di 0,50 euro a cittadino che avremmo regalato anche ai super-ricchi sarebbe costata 450 milioni di euro agli altri contribuenti». In tarda mattinata è stato Antonio Tajani, il leader di Forza Italia, a cercare di spegnere sul nascere le controreazioni, sostenendo che nessun litigio sia in corso e che la maggioranza sia solida. «La sinistra non si faccia illusioni – ha detto il ministro degli Esteri – Andremo avanti fino a fine legislatura e continueremo a governare l’Italia bene».
La lite continua – Le scosse del 27 novembre nella maggioranza si sono avvertite anche su altri terreni. La Lega si è astenuta sulla proposta di Forza Italia di dare il via libera ai bilanci delle Asl calabresi senza alcuna verifica. L’emendamento in commissione non è così passato. Poi il Carroccio ha tentato lo sgambetto all’emendamento di Fratelli d’Italia contro la misura che riequilibra il rimborso sanitario alle Regioni. La proposta è comunque passata grazie al voto a favore dell’opposizione.