Il terremoto che ha investito i vertici della Banca Monte dei Paschi continua a far tremare Siena e la finanza italiana. E si propaga al mondo della politica alimentando le tensioni di una campagna elettorale a cui non mancano le polemiche giudiziarie. A pochi giorni dallo scandalo, che ha fatto emergere l’accordo tra il Monte dei Paschi di Siena e la banca giapponese Nomura per mascherare perdite derivanti da speculazioni finanziarie, la trama s’infittisce di nuovi particolari.
Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una telefonata del luglio 2009 che getta nuove luci sulle ombre della vicenda Mps. Una conference call fra Londra e Siena, nella quale i vertici di Nomura non nascondono i termini dell’operazione in derivati al centro della bufera del Montepaschi, sottolineandone i punti critici e registrando la conversazione. Il colloquio è tra il presidente della banca giapponese Sadeq Sayeed, l’ex presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, il direttore generale Mps Antonio Vigni e altri manager. “Le potenziali difficoltà di gestione contabile dell’operazione sono dovute al fatto che l’asset swap e il pronto contro termine saranno eseguiti a condizioni non di mercato”, spiegava il banchiere giapponese ai senesi.
Inevitabili le reazioni negative di Piazza Affari. Gli inquietanti sviluppi della vicenda derivati hanno portato già ieri alla sospensione del titolo per eccesso di ribasso, con una chiusura in perdita dell’8,43%. Ma il crollo del titolo Mps registra anche nella mattinata di oggi un avvio in forte flessione. Le operazioni di vendita in massa degli investitori hanno segnato un esordio di seduta che non è riuscito a fare prezzo, per poi arrivare a scambi in calo del 6,22%. In pochi minuti il flusso di azioni della banca toscana ha raggiunto 50 milioni di “pezzi” scambiati, contro una media che si attestava intorno ai 300 milioni giornalieri prima dello scandalo.
E alle reazioni in borsa seguono le reazioni del mondo politico, tra accuse e dichiarazioni di estraneità in pieno clima da campagna elettorale. Se Renzi parla di “responsabilità evidenti di chi ha governato la città di Siena”, Bersani dichiara invece che “Il Pd non c’entra niente”, perché “gli enti locali hanno un potere di indirizzo e non di gestione, ed anzi il comune di Siena ha lavorato al cambiamento”. E continua contro le accuse di Maroni ricordando il caso Credit Nord, che aveva investito i vertici leghisti.
Se i problemi di Mps per il segretario del Pd nascono dai prodotti derivati e un eccessivo localismo, Cicchitto chiosa: “Bersani non può far finta di niente. Il Monte dei Paschi ha sempre fatto parte integrante del sistema di potere del PCI e dei suoi eredi, tant’é che è stato al centro di espliciti scontri politici all’interno di quel partito”. Che l’amministrazione comunale di Siena, roccaforte rossa, si occupi del Monte dei Paschi è invece “un compito naturale” della Fondazione Monte dei Paschi, secondo D’Alema.
E mentre il presidente di Mps Profumo dichiara che “sarà fatto tutto il possibile per tutelare il valore patrimoniale della banca”, c’è attesa per il Cda di oggi e per l’assemblea straordinaria del 25 gennaio. All’ordine del giorno il via libera per l’emissione dei Monti Bond, i 3,9 miliardi di euro di obbligazioni che saranno l’àncora di salvataggio per la banca più antica del mondo.
Silvia Ricciardi