Simone Uggetti dopo la lettura della sentenza (Foto Ansa)

«Non c’è da chiedere scusa a niente (sic). Le sentenze vanno rispettate, ma deve essere rispettata anche la moralità nella politica». Nessun rimpianto e nessun rimorso, per dirla con gli 883, da parte di Danilo Toninelli, per le sue dichiarazioni nelle settimane successive all’arresto di Simone Uggetti, l’ex-sindaco di Lodi fermato nel 2016 con l’accusa di turbativa d’asta e assolto in appello il 25 maggio 2021 (dopo una condanna in primo grado nel 2018). All’epoca l’ex ministro delle Infrastrutture, insieme agli attivisti grillini lombardi, fu in prima linea nel chiedere le dimissioni del sindaco, che era sospettato di aver favorito una partecipata del Comune nel bando per la gestione di alcune piscine.

Le accuse del Movimento Cinque Stelle – Nelle dichiarazioni raccolte ieri a Roma dai giornalisti davanti a Palazzo Madama Toninelli, che cinque anni fa pubblicava la foto di Uggetti su Twitter come «arrestato del giorno», ha aggiunto che «prima di chiedere scusa bisogna guardare tutte le motivazioni della sentenza». Ma nel luglio del 2016 Uggetti, che si era autosospeso dal Pd e che si sarebbe dimesso in agosto, per Toninelli diventò addirittura un reo confesso, come ha ricordato ieri su Twitter il giornalista del Foglio Luciano Capone.


Toninelli non fu solo nel suo partito nella battaglia contro il sindaco dem. Oltre a seguire la vicenda con vari articoli sul Blog delle Stelle, i social del Movimento rilanciarono la notizia del suo arresto con una foto di Uggetti insieme all’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi in cui il primo cittadino lodigiano aveva stampato in fronte il simbolo del Pd.


Alessandro Di Battista all’epoca lamentò il fatto che Uggetti non si fosse immediatamente dimesso dall’incarico scrivendo su Twitter: «Il garantismo del PD? Garantire sempre la poltrona anche agli arrestati». Mentre sempre il profilo Facebook del Movimento Cinque Stelle Lombardia rilanciò nel febbraio 2017 un post in cui si denunciava il fatto che l’ex-sindaco, in attesa del processo, avesse trovato lavoro in un’azienda che aveva vinto una gara d’appalto del Comune di Lodi.

Le scuse di Luigi Di Maio – Molto diversa da quella di Toninelli, è stata invece la reazione del suo compagno di partito Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ha inviato una lettera, pubblicata sul quotidiano Il Foglio il 28 maggio, in cui prende le distanze in maniera netta dalle azioni e affermazioni del 2016: «È giusto che in questa sede io esprima le mie scuse all’ex sindaco di Lodi. Glielo dovevo, da persona e da essere umano, prima ancora che da uomo delle istituzioni». Di Maio definisce «grottesche e disdicevoli» le modalità con cui nei giorni successivi all’arresto di Uggetti ne hanno chiesto le dimissioni. «La questione morale», chiarisce Di Maio, non può «essere sacrificata sull’altare di un “cieco” garantismo». Ma aggiunge che il punto vero è un altro: «l’utilizzo della gogna come strumento elettorale». «Campagne social, sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati», scrive il ministro. E afferma anche che «l’imbarbarimento del dibattito» sui temi giudiziari si è esteso ai partiti «che si sono sempre definiti garantisti» nel caso della sindaca di Roma Virginia Raggi, assolta di recente per il caso della nomina di Nicola Marra.

Il “garantismo” della Lega – Fu ironico all’epoca il commento del segretario della Lega Matteo Salvini. Intervenendo a Ballarò nel giorno dell’arresto di Uggetti, disse: «Innocente fino a prova contraria, ci mancherebbe altro. Come quello con 20 kg di droga nel trolley».

Su Facebook, il leader della Lega aveva anche scritto «Dopo il presidente del PD della Campania indagato, dopo il consigliere comunale del PD di Siracusa arrestato, oggi è il turno del sindaco del PD di Lodi, anche lui arrestato. Forse nel PD di Renzi c’è qualche problema di onestà? La prossima riunione la terranno a San Vittore o a Rebibbia?». E aveva postato una foto, scrivendo «I compagni che sbagliano iniziano a essere tanti».

Le reazioni a sinistra – «Un abbraccio affettuoso al sindaco di Lodi Uggetti. Oggi è un giorno bello. Ma nessuno potrà ridargli indietro questi cinque anni», ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta. Mentre Matteo Renzi, leader del Pd all’epoca dei fatti, ha pubblicato ieri un post su Facebook, chiedendo le scuse dei Cinque Stelle. All’indomani dell’arresto di Uggetti il senatore di Rignano era stato più cauto: intervistato da Rtl, Renzi aveva detto che «la questione morale c’è dappertutto, c’è qualcuno che ruba, non va bene ma smettiamola di sparare sugli altri. Non c’è destra contro sinistra ma onesti contro ladri».