Le operazioni di spoglio vanno a rilento, ma il risultato appare già netto dalle proiezioni: in Lombardia Attilio Fontana, centrodestra, supera di quasi 20 punti percentuali Giorgio Gori, centrosinistra. Meno margine nel Lazio tra Nicola Zingaretti, in testa con il 34% delle preferenze, seguito dal candidato del centrodestra Stefano Parisi al 29,9%.

Lombardia – «È stata una campagna elettorale faticosa, per questo la vittoria è ancora più bella. Sulla base di questi numeri riprenderemo il cammino di 23 anni di buon governo del centrodestra, ma con la novità della riforma per l’autonomia». Così Fontana, prossimo presidente della Regione Lombardia, ha commentato l’esito del voto, non ancora definitivo, ma già clamoroso nelle proiezioni. Quel 17% di scarto dal centrosinistra non lascia spazio a dubbi. Lo ha ammesso anche Gori ai cronisti: «I risultati sono abbastanza netti per ammettere la sconfitta. Mi prenderò del tempo per riflettere». Il candidato del centrosinistra dovrà decidere infatti se tornare a fare il primo cittadino di Bergamo o se entrare in Regione. All’opposizione. Alle regionali lombarde il Movimento 5 stelle non ha avuto l’exploit delle politiche: «Sapevamo che la partita in Lombardia sarebbe stata impossibile», ha detto Dario Violi, sotto il 20% nelle proiezioni di lunedì 5 marzo, «non ho scelto un seggio sicuro per Roma, ho preferito la Lombardia perché credo in questa istituzione e non voglio che sia Milano centrica: continueremo a dare voce ai territori». Oltre a Fontana, Gori e Violi, erano candidati anche Onorio Rosati di Leu, Paolo Arrighini del Grande Nord, Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia e Angela De Rosa di CasaPound. Il dato definitivo dell’affluenza è del 73,07%.

Lazio – La proiezione del 5 marz  è stata accolta con un boato nel comitato di Zingaretti. Qui si temeva lo stesso crollo che il Pd ha avuto su scala nazionale. Ma il vicepresidente Massimiliano Smeriglio ha invitato alla calma: «Aspettiamo gli scrutini», è il mantra che ripete ai cronisti. Pure in caso di vittoria non è detto che ci siano i numeri per governare la regione. Secondo lo staff di Zingaretti, il centrosinistra avrebbe bisogno nel Lazio di 75mila voti in più rispetto a quelli dati dai laziali a 5 stelle e al centrodestra per Camera e Senato: «Sarebbe una specie di miracolo politico, ma siamo fiduciosi», ha detto intorno dopo le prime proiezioni Maurizio Veloccia, coordinatore della campagna elettorale di Zingaretti. «La partita è ancora aperta», ha subito commentato Parisi alla stampa, «siamo testa a testa e ci sono le possibilità (di un ribaltone, ndr)». All’Hotel Savoy di Roma si sono raccolti i suoi sostenitori. Ai microfoni ha aggiunto: «Se i dati sono questi non c’è una maggioranza in consiglio che consenta autonomia sia nel caso di vittoria di Zingaretti che in caso di vittoria del centrodestra. Ma sarei un po’ cauto in questo momento». Poi attacca Pirozzi, dato al 4,3%, per aver spaccato il centrodestra laziale: «La scissione di Pirozzi ha pesato molto. Non è stato responsabile e se avesse avuto a cuore gli interessi della Regione e non gli interessi di Zingaretti oggi non ci sarebbe partita». Non distante Roberta Lombardi, candidata 5 stelle al 27,9%: ma le possibilità di recuperare sono pressoché nulle.