Affluenza dell’86% e uno schieramento ancora più netto: la Lombardia ha scelto e quasi un elettore su due ha dato la sua preferenza alla Lega. I dati parlano chiaro: il nuovo governatore sarà Attilio Fontana, eletto con il 49% delle preferenze. A seguirlo, a distanza, c’è il candidato del centrosinistra Giorgio Gori che ha ottenuto il 29,5%. Terzo sul podio il candidato del Movimento 5 stelle, Dario Violi, che senza coalizioni ha raccolto il 17,3%.

Un risultato, quello delle lezioni lombarde, che ha sorpreso a metà: da una parte anche i primi exit poll sottolineavano la vincita di Fontana su Gori, anche se con molti meno punti di distacco. Dall’altra, a livello locale, è stata rispettata la proiezione nazionale, con un’impennata del Carroccio, una disfatta del centrosinistra e un buon risultato per il movimento Grillo-Casaleggio.

Le dichiarazioni – Dopo ore di fotografie postate sui social e sui siti dei principali quotidiani che raccontavano come i vari candidati stessero passando le ultime ore di incertezza, o quasi, arriva la conferma del plebiscito per Attilio Fontana. Il nuovo Presidente della Regione, che attendeva la proclamazione dalla sede milanese della Lega in via Bellerio, sale sul palco: «Ringrazio gli elettori e iniziamo da subito a lavorare. Continueremo i 23 anni di buon governo di centrodestra e punteremo su lavoro, sanità, trasporti. Non è stata una campagna elettorale facile, proprio per questo la vittoria è ancora più bella». E sottolinea: «Ringrazio anche Matteo Salvini, ma ci tengo a dire che non comanderà lui». Tono conciliante ma deciso, quello del nuovo governatore. Parole calme, ma dal sapore amaro, invece, quelle dello sconfitto Giorgio Gori che in diretta dalla sede del suo partito in Corso Buenos Aires dice: «Mi spiace molto ma andremo avanti. Ho comunque un debito verso quella parte di elettori che aveva riposto la propria fiducia in me». E aggiunge: «Ora ho due strade: tornare a fare il sindaco di Bergamo oppure restare e guidare l’opposizione. La legge mi concede tre mesi per farlo, mi basterà qualche giorno per pensarci e deciderò». Poi la chiamata all’avversario per complimentarsi della vittoria.

«Sapevamo che vincere in Lombardia sarebbe stato impossibile – dice il pentastellato Dario Violi – non ho scelto la sicurezza del seggio di Roma perché credo in questa istituzione e non voglio che sia Milano centrica: continueremo a dare voce ai territori». Oltre a Fontana, Gori e Violi, erano candidati anche Onorio Rosati di Leu, Paolo Arrighini del Grande Nord, Massimo Gatti di Sinistra per la Lombardia e Angela De Rosa di CasaPound.

Il Lazio – Riconferma del partito “reggente” anche per il Lazio, con il centrosinistra guidato da Nicola Zingaretti, anche se con uno scarto molto più esiguo di quello lombardo. Il presidente uscente è stato riconfermato con il 33,8% di preferenze contro le 32 di Stefano Parisi, candidato per il centrodestra ed ex candidato sindaco di Milano alle comunali del 2016. Aumenta anche il consenso dei pentastellati con la candidata Roberta Lombardi. Ha ottenuto, invece, solo il 4% il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Dati stimati su un numero, quello dell’affluenza, del 72,57%.

Subito dopo aver saputo i risultati definitivi, sono arrivate le reazioni dei protagonisti a partire dal quella del vincitore Zingaretti: «Ora si apre una fase al servizio del Lazio per ricostruire la speranza. Una nuova fase importante per rigenerare il centrosinistra. È il tempo della rigenerazione». Parole che diventano ancora più significative dopo la sconfitta senza riserve del centrosinistra alle politiche. Ha poi commentato il risultato anche Parisi: «Non è stato facile, ma è una soddisfazione raggiungere questo traguardo considerato che all’inizio erano più di venti i punti che ci separavano».