Otto mesi fa gli ignoti elettori della piattaforma Rousseau lo confermavano capo politico del Movimento 5 Stelle. Tre mesi dopo, in piena crisi di governo, quasi l’80% dei suddetti elettori appoggiava il suo accordo con il Pd per un «esecutivo di lungo termine». Il 22 gennaio del 2020, ciò che (forse) resta di questo consenso non è servito per convincere Luigi di Maio a restare alla guida del movimento fondato da Beppe Grillo.

Vito Crimi

Le dimissioni – All’indomani delle dimissioni del leader pentastellato (che però resta ministro degli Esteri), lo spaesamento è palpabile, sia in seno al governo che alla compagine pentastellata. Alla vigilia delle elezioni regionali in Emilia Romagna, che per il candidato Simone Benini – forte di appena 335 supporters su Rousseau – si preannunciano difficili, i 5 Stelle non sono mai parsi così gracili e si affidano, Di Maio in primis, agli Stati generali di marzo, dove verrà stabilita la nuova leadership del Movimento. Fino a quel momento il timone resterà nelle mani di Vito Crimi, ma già da ieri sera si è infittito il chiacchiericcio sul successore.

I nomi – Benché osteggiato da molti grillini e, forse, accusato di “egocentrismo” dallo stesso di Maio, Alessandro Di Battista è in lizza per lo scettro a cinque stelle: i toni accalorati con cui si è spesso esposto pubblicamente l’hanno reso elemento tanto popolare quanto divisivo all’interno del Movimento e, sebbene finora non abbia palesato l’intenzione di assumerne la guida, resta tra i papabili. Lo è anche Stefano Patuanelli, attuale ministro dello Sviluppo economico, più moderato del collega romano e punto di riferimento di chi vede il Movimento nel largo fronte progressista immaginato da Nicola Zingaretti, ma mai citato da di Maio.

Le donne – Ci sono poi tre nomi femminili nella lista dei possibili succedanei del ministro degli Esteri. Il primo è quello di Roberta Lombardi, capogruppo dei pentastellati alla Regione Lazio: sostenitrice del dirigente pro tempore, Crimi, si è espressa criticamente verso di Maio e le sue dimissioni. Ci sono poi Chiara Appendino, sindaca di Torino, e Paola Taverna, senatrice e vicepresidente del Senato, tra le potenziali ereditiere della leadership grillina.

Gli altri – Alcune voci, poi, indicano il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, che però sembra propendere per una guida collettiva del Movimento da proporre agli Stati Generali di marzo. Altro nome che circola è quello di Max Bugani, veterano dell’associazione Rousseau, venuto ai ferri corti con di Maio per aver lasciato l’incarico di vice-capo segreteria dei 5 Stelle. Recentemente anche lui, come il ministro degli Esteri, aveva lamentato un eccesso di personalismi all’interno del Movimento e aveva invocato una «riorganizzazione interna: pensiamo meno a occupare i posti», aveva detto. Parole simili a quelle di Maio, mentre lasciava, tra gli applausi, la guida del partito.