Per il Movimento 5 Stelle sarà difficile ignorare il caso Quarto. Le intercettazioni volute dal pm John Henry Woodcook e divulgate a dicembre dalla stampa hanno aperto il vaso di Pandora rivelando che il consigliere pentastellato Giovanni De Robbio era legato alla camorra. E così il comune in provincia di Napoli – 40mila abitanti, già sciolto per mafia due volte – da fiore all’occhiello del M5S è diventato una macchia sulla sua reputazione. E il Pd ne sta approfittando.
«Non ti preoccupare, ti diamo noi una mano a vedere i voti che devi avere…». La voce intercettata è quella di Alfonso Cesarano, un imprenditore legato al clan dei Polverino. Siamo a giugno 2015, a Quarto ci sono le elezioni comunali. Cesarano rassicura il suo interlocutore: al ballottaggio vincerà la candidata del M5S, Rosa Capuozzo. «Adesso si deve portare a votare anche le vecchie di ottant’anni. Si devono portare là e devono mettere la X sul Movimento 5 Stelle». E così Capuozzo viene eletta, anche con i voti della camorra.
L’imprenditore colluso poteva fare affidamento su un uomo fidato in Comune: il consigliere Giovanni De Robbio, il più votato tra tutti i candidati grillini. «Ha preso 890 voti, è il primo degli eletti – dice Cesarano nelle intercettazioni – L’assessore glielo diamo noi praticamente. E lui ci deve dare quello che noi abbiamo detto che ci deve dare. Ha preso accordi con noi». Da dicembre De Robbio è indagato per voto di scambio, ma anche per aver favorito il clan Polverino. Il M5S l’ha già espulso, ma al Pd non basta. I dem accusano il movimento di voler far passare sotto silenzio la questione. E gli rinfacciano di usare due pesi e due misure: i loro toni sarebbero molto più tenui ora che ad essere accusati di collusione con la mafia sono i loro affiliati, e non più quelli del Pd o del PdL.
La vicepresidente del Pd Sandra Zampa non ha mezzi termini: «Grave è il silenzio dei vertici del Movimento 5 stelle che proprio in quel territorio vanta la presenza e l’attività di due suoi esponenti di primissimo piano, Di Maio e Fico». E il senatore dem Stefano Esposito, che si chiede se il Movimento di Grillo a Quarto «mangi nello stesso piatto della camorra», non è da meno. Su Twitter sono arrivate provocazioni anche da parte di Matteo Orfini, presidente del Pd.
Quando segnalai che a Ostia i clan inneggiavano al m5s,Di Maio disse che mi dovevano ricoverare. Lo disse da Quarto,dove la camorra vota m5s
— orfini (@orfini) January 6, 2016
La controffensiva grillina non si è fatta attendere. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il deputato Roberto Fico rivendica la correttezza del movimento: «L’ex consigliere indagato, Giovanni De Robbio, è stato subito espulso, e il sindaco Capuozzo sta portando avanti una battaglia di legalità». E aggiunge: «Noi come M5s e come amministrazione siamo parte lesa, lo afferma anche la magistratura. Una parte dei voti era inquinata? Sì, ma non sono stati consensi determinanti, avremmo vinto anche senza le preferenze di De Robbio». E a chi, come il deputato dem Ernesto Carbone, chiede che il sindaco Capuozzo venga audito dall’Antimafia risponde così: «Se vogliono questo, Rosa andrà e risponderà su tutto».
Più dura la nota ufficiale del M5S, che non esita ad accusare i democratici di ipocrisia: «Fa francamente ridere che sia il Pd a ergersi sulla cattedra morale della politica, un partito che è persino stato in grado di sostenere un condannato come De Luca alla presidenza della Regione Campania in una lista-ammucchiata sostenuta da Ciriaco De Mita».
Chiara Severgnini