Facciamo un po’ di conti. Il Movimento Cinque Stelle ha portato in Parlamento 109 deputati e 54 senatori. Totale: 163 parlamentari. Anzi, 162. Alla fine di aprile Marino Mastrangeli partecipò al talk show Pomeriggio 5 di Barbara D’Urso e fu espulso. Anzi, 160. Alessandro Furnari e Vincenza Labriola lasciarono volontariamente le file dei pentastellati. Anzi, 159. Una senatrice, Adele Gambaro, è stata allontanata da Palazzo Madama per aver rilasciato «dichiarazioni lesive per il Movimento Cinque Stelle».
Su Mastrangeli furono in 25 a votare contro l’allontanamento, e tre si astenennero. Nel caso di Gambaro hanno votato a favore della senatrice 42 parlamentari, in nove si sono astenuti, e 30 non hanno partecipato alla votazione. L’ipotesi di una scissione, visto che il fronte dei dissidenti è quasi raddoppiato in meno di due mesi, non sembra astrusa. Soprattutto ora che un’altra espulsione è nell’aria. Il voto sul destino di Paola Pinna, la deputata sarda che un Movimento diviso in «talebani» e «dissidenti», potrebbe portare alla luce nuove contraddizioni.
Qualcuno prova a minimizzare. «I 42 che hanno votato contro la procedura d’espulsione di Gambaro non sono tutti dissidenti», ha spiegato il vicepresidente M5S della Camera Luigi Di Maio in un’intervista ad Avvenire. «Più della metà sono più ‘fondamentalisti’ di me, ma hanno fatto prevalere ragioni di affetto umano, o hanno valutato che mandarla via fosse un autogol mediatico». Ma ammette che dietro le ragioni di una ventina di parlamentari potrebbe esserci «un progetto diverso».
L’addio ai Cinque Stelle? Il passaggio al Gruppo Misto come i due «fuoriusciti» Furnari e Labriola? O una confluenza verso altri lidi politici? I “franchi tiratori” del Pd che silurarono Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica furono 101. Con 42 dissidenti grillini, formerebbero un gruppo di di 143 parlamentari. Quasi come il Movimento Cinque Stelle degli inizi.
Lucia Maffei