Alle 17:30 di oggi, 28 giugno, si alzerà il sipario sul futuro del Movimento 5 Stelle. Il capo politico in pectore Giuseppe Conte ha convocato per quell’ora una conferenza stampa presso la Sala del Tempio di Adriano a Roma. Dopo la lunga telefonata di ieri tra i due “Giuseppe” (Conte e Grillo), i rapporti sembrano un po’ meno tesi grazie al lavoro dei “pontieri”. Tuttavia, Beppe Grillo non sarà presente questo pomeriggio. Nelle trattative spunta l’ipotesi da parte del fondatore secondo cui lui manterrebbe i poteri attuali di garante del Movimento, mentre il capo politico avrebbe la gestione della comunicazione e delle nomine. Tuttavia fonti vicine a Conte citate dall’agenzia Ansa sostengono che alcuni nodi importanti non sarebbero stati sciolti. Non è chiaro quale sarà l’esito finale, ma la convocazione della conferenza stampa lascia prevedere uno scioglimento, positivo o negativo, delle trattative.


Giuseppe contro Giuseppe –
 Se non sarà la fine de Movimento, stasera si capirà come i pentastellati sono stati in grado di risolvere la questione dello statuto. È questo il motivo del contendere tra i due Giuseppe. Nella mente di Conte il futuro del Movimento passa per strutture partitiche più vicine a quelle tradizionali, cioè quelle avversate dai grillini della prima ora. Nella bozza proposta dall’ex presidente del Consiglio ci sono infatti il superamento della regola dei due mandati e l’introduzione di nuovi ruoli all’interno della compagine politica (come il vicepresidente e la segreteria). I 5 Stelle sancirebbero così la definitiva trasformazione in un partito “vecchio stile”. A far saltare la mosca al naso a Grillo è però il ridimensionamento della figura del garante, da sempre occupata da lui stesso. Non accettando un ruolo solo “consultivo” e a cui è impedito di parlare a nome del Movimento, il comico ha fatto saltare l’approvazione dello statuto. Ha poi esasperato i toni ribadendo che Conte dovrebbe «studiare quello che è il Movimento 5 Stelle» e che lui stesso sarebbe «un visionario, non un coglione». Secondo Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, si stanno fronteggiando due visioni inconciliabili: da una parte una sorta di struttura con una doppia testa voluta dal fondatore e dall’altra un Movimento a guida del solo capo politico, cioè di Conte, e con il garante imbrigliato in funzioni generiche come la custodia dei valori. Non è un caso che l’ultima offerta di Grillo a Conte sia quella di cedergli sia la comunicazione ufficiale, sia la possibilità di nominare i nuovi dirigenti, ma di mantenere intatto il suo attuale ruolo.

I big e la base – La querelle dei due Giuseppe nasce proprio all’indomani di quella targata Davide Casaleggio. Grazie all’intervento del Garante della Privacy all’inizio di giugno, il fondatore della piattaforma Rousseau è stato costretto a cedere i dati degli iscritti al nuovo Movimento. Secondo molti, il divorzio con Casaleggio (che nel frattempo ha stracciato la “tessera”) ha coinciso con il primo vero tentativo di “partitizzazione” del Movimento a opera di Conte. Ed è in questo scenario che si muovono alcuni grandi nomi legati ai 5 Stelle. Nicola Morra, di recente espulso dopo la rinuncia a votare la fiducia a Mario Draghi, auspica un ritorno al “Movimento delle origini”. Per i deputati Carla Ruocco e Giuseppe Brescia non si può fare a meno di Grillo. La senatrice Paola Taverna spera invece nella conciliazione, così come Il ministro degli Esteri Luigi di Maio: «Lavoriamo per l’unità, usando testa e cuore. Come sempre troveremo una soluzione». Non è difficile intravvedere in questa situazione una spaccatura tra i più allergici all’idea di rinunciare al carattere “movimentista”  e quelli che sperano in un’evoluzione in un partito vero e proprio, ritenuto più adatto a all’attività di governo. Tuttavia, è lo stesso Grillo ad avere aperto spiragli in tal senso, intervenendo proprio sulla regola dei due mandati: «io sono contrario ma parliamone» ha dichiarato la settimana scorsa.