Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia (Ansa)

«Basta leggere la lettera per capire che non esiste un problema di maggioranza. C’è la massima fiducia e il massimo sostegno a Conte». Così è intervenuto oggi, 3 dicembre, il ministro della Giustizia e capo delegazione del Movimento 5 Stelle Alfonso Bonafede, sollecitato durante un’intervista a Radio24 sul rischio di una crisi di governo. Il riferimento del guardasigilli è alla spaccatura avvenuta all’interno del Movimento in vista del voto del 9 dicembre sulla riforma del Fondo Salva Stati, una situazione che fa preoccupare il Pd e il governo.

La lettera – La fronda pentastellata anti-Mes ha inviato una lettera ai vertici del Movimento chiedendo di dare priorità allo scioglimento dei nodi delle riforme economiche e finanziarie europee in sospeso o, quantomeno, di rinviare gli aspetti più critici del nuovo Mes. «È il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre», si legge nella lettera, firmata da 16 senatori e 52 deputati. Le adesioni iniziali sono poi diminuite con lo smarcamento di alcuni parlamentari, mentre è in corso l’azione di convincimento per far rientrare il dissenso. Ma la preoccupazione dei grillini è palpabile, tanto è vero che il capo politico pro-tempore Vito Crimi ha convocato per il 4 dicembre un’assemblea congiunta virtuale per scongiurare la possibilità che i parlamentari del fronte no-Mes possano bloccare la riforma durante il voto alle Camere, alla vigilia del Consiglio Europeo.

La reazione – La presa di posizione dei “rivoltosi” M5S, oltre che rallentare le procedure per l’approvazione del nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità, mette a rischio i numeri della maggioranza in Senato e rischia di far scricchiolare il governo. «I parlamentari contrari alla riforma dovrebbero prima leggere i testi dell’accordo e poi giudicare», ha commentato Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, «Il dissenso è comunque un problema che riguarda principalmente i capigruppo 5 Stelle”. Ma i grillini più rigidi minacciano di essere disposti a votare solo una risoluzione che assicuri in modo esplicito il non utilizzo del Mes sanitario, una condizione inaccettabile per il Partito Democratico.

Il precedente – Si preannunciano tensioni all’interno della maggioranza con il rischio di ricreare una situazione simile a quella che portò al divorzio Salvini-Di Maio e pose fine al governo giallo-verde. In quel caso, il Parlamento si spaccò sulla Tav, con le mozioni dei grillini che vennero affossate dal centrodestra compatto e dal PD. Il Movimento 5 Stelle avrebbe chiesto agli alleati di governo qualche giorno per ricomporre la frattura prima della votazione del 9 dicembre e del Consiglio Europeo del 10-11. Per cercare di ridurre il dissenso i vertici pentastellati stanno valutando l’ipotesi di scrivere nella risoluzione che la richiesta dei fondi del Mes debba ottenere un via libera obbligatorio delle Camere.