Sono stati espulsi i quindici senatori che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi. Lo ha annunciato sulla sua pagina Facebook il capo politico Vito Crimi all’indomani del voto in Senato: «I 15 senatori che hanno votato ‘no’ sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti». Oltre ai quindici dissidenti, ci sono stati altri sei senatori M5s che non hanno votato perché assenti, pur senza risultare né in congedo né in missione: a loro carico, ha detto sempre Crimi, sarà aperta un’istruttoria per verificare se l’assenza è giustificata e decidere, se del caso, l’espulsione. Il provvedimento per ora riguarda l’appartenenza al gruppo parlamentare del Senato, ma non è escluso che possa essere esteso al MoVimento vero e propprio. Mentre il M5s si prepara ad una nuova metamorfosi politica, in seguito al voto su Rousseau – che ha stabilito la nascita del nuovo organo collegiale a cinque, segnando di fatto la fine dell’era del capo politico – diventa sempre più concreta l’ipotesi di una nuova scissione e la creazione di una nuova compagine parlamentare da parte dei “frondisti”.
I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi.
Ieri al Senato il MoVimento 5 Stelle ha votato sì. Non…
Pubblicato da Vito Crimi su Giovedì 18 febbraio 2021
I “malpancisti” – Quella ottenuta da Draghi è stata una fiducia record, con i suoi 262 sì, sotto solo di diciannove voti al primato segnato dalla Mario Monti” nel 2011. Ma i voti contrari non sono arrivati solo da Fratelli d’Italia – fino a qui nessuna sorpresa, data la linea seguita fin dal principio dalla leader Giorgia Meloni. Tra i quaranta no a Draghi, oltre ai cinque parlamentari del gruppo misto – Fattori, Giarrusso, Nugnes, Ciampolillo, Martelli -, spiccano i quindici ormai ex-pentastellati: Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Vilma Moronese, Nicola Morra, Fabrizio Ortis, Rosa Abate, Laura Angrisani, Mattia Crucioli, Silvana Giannuzzi, Fabio Di Micco, Margherita Corrado. Una scelta inammissibile secondo i vertici del MoVimento, «che non guarda – attacca Crimi – all’interesse esclusivo del Movimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale».
Aria di scissione – Se subito dopo il voto, quella della fuoriuscita dei quindici dissidenti sembrava un’ipotesi, nella mattinata successiva si è trasformata in una certezza. La tensione si taglia con il coltello. Non prova nemmeno a nasconderla il senatore Mattia Crucioli quando risponde così a chi gli chiede di commentare la notizia dell’espulsione: «Me l’aspettavo, del resto le nostre posizioni sono politicamente diverse, un abisso direi e quindi mi sembra giusto che le nostre strade si separino». Il bivio è stato ormai raggiunto e superato: il M5s perde di nuovo un pezzo. Il partito non è di certo estraneo alle espulsioni – la stessa sorte era toccata a Gianluigi Paragone a inizio 2020 in seguito alla sua astensione al voto sul Conte II -, ma è di fatto la prima volta che si registra un’uscita di parlamentari così consistente. Il MoVimento resta il primo partito a Palazzo Madama, ma dagli inizi della sua vita da forza di maggioranza relativa ha perso 17 senatori, passando dai 109 del 2019 ai 92 attuali.
I numeri per un nuovo gruppo – «Ora per me è importante fare un’opposizione seria, l’ho detto anche ieri intervenendo in Aula e conto di valutare il mio voto, provvedimento per provvedimento. Spero che questo si riesca a fare dentro un gruppo coeso» si augura Crucioli. Stando ai numeri, la sua potrebbe rivelarsi qualcosa di più di una fantasia indipendentista: in base a quanto stabilito dal regolamento del Senato, per formare un nuovo gruppo parlamentare sono sufficienti dieci senatori. Il “frondisti” pentastellati sarebbero dunque perfettamente in regola per camminare con le loro gambe.
C’è chi dice no – Tuttavia tra gli espulsi manca una linea condivisa e c’è chi di lasciare il M5S non ne ha alcuna intenzione. È il caso di Barbara Lezzi, che alla notizia della sua espulsione è scesa sul piede di guerra: «Ho preso la decisione – ha scritto su Facebook -. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5s (da cui non sono espulsa). Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati. Auspico, quindi, la massima serietà nel percorso che porta alle candidature e l’urgenza necessaria a sbloccare l’azione del M5s». La delusione è la stessa che si legge nelle parole di Nicola Morra che sempre sullo stesso social commenta lapidario: «Sono molto scosso da questa decisione, ora voglio riflettere. Mi sento M5S nel sangue».
Buongiorno. Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l’espulsione dal gruppo parlamentare dei 15…
Pubblicato da Barbara Lezzi su Giovedì 18 febbraio 2021