Raggiunta al terzo tentativo l’intesa con Bruxelles, il governo torna a casa soddisfatto e si prepara ad ottenere la fiducia sulla manovra in Parlamento. Sventata una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, il premier Giuseppe Conte tira un sospiro di sollievo: «Attraversare una procedura di infrazione che avrebbe messo sotto controllo i conti dell’Italia per sette anni, inutile negarlo, avrebbe avuto un costo politico molto elevato, e forse non del tutto prevedibile», dichiara nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Giovedì 20 dicembre la manovra approda in aula al Senato dove vengono presentati i subemendamenti alla legge di bilancio 2019.

Dombrovskis: «Non è soluzione a lungo termine» – È prudente il primo ministro italiano, consapevole che l’accordo raggiunto in extremis è provvisorio e c’è ancora molto lavoro da fare. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ci tiene infatti a sottolineare come l’intesa messa a frutto «non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani, ma ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente». Frena anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, secondo il quale «va evitato il rischio di un cortocircuito tra l’urgenza di fornire risposte veloci, sollecitate dal disorientamento e dall’emotività, e la necessità di tempi più lunghi necessari alla definizione di soluzioni, efficaci, durature e sostenibili».

Il nodo Iva – Se il capo di Stato si raccomanda indirettamente alla compagine di governo, quest’ultimo intanto, particolarmente nelle figure dei due vicepremier Luig Di Maio e Matteo Salvini, dialoga con l’opinione pubblica da un lato sottolineando il successo ottenuto, dall’altro rassicurando i cittadini sulle possibili ricadute economiche della manovra. In primo piano c’è la questione dell’Iva come clausola di salvaguardia: secondo l’emendamento del governo che recepisce l’accordo con la Ue depositato in Senato, l’Iva potrebbe subire un aumento previsto di 23 miliardi nel 2020, che sfiorerebbero i 29 miliardi (28,75) nel biennio 20121-2022. Di Maio però sembra smentire: «Non c’è un aumento dell’Iva quest’anno e non ci sarà nei prossimi anni – dichiara ai microfoni di Radio Capital – come abbiamo dimezzato quest’anno le clausole le dimezzeremo nei prossimi anni». Rincara la dose Salvini: «L’Iva non aumenta e per quanto riguarda altri danni ereditati vedremo di limitarli il più possibile».

Assenze – Il ministro dell’Interno ci tiene anche a spiegare la sua assenza in Senato (e più tardi al Colle) durante l’intervento del premier sulla manovra nella giornata di ieri. «Ero alla recita di Natale di mia figlia – scrive in un post pubblicato questa mattina su Facebook – non l’avrei persa per nulla al mondo». Assente anche Di Maio, ma il premier li dichiara «assenti giustificati».