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Massimo D’Alema con Bianca Berlinguer nel programma “Carta Bianca”

«Ci sono tra i tre e i cinque milioni di elettori della sinistra che non votano più per il Pd, si sono già scissi», ha detto Massimo D’Alema il 28 gennaio a Roma, intervenendo al Centro Congressi Frentani. Lo ha ribadito pochi giorni dopo su Rai Tre a “Carta Bianca”, il programma di Bianca Berlinguer. Prima di lui altri illustri scissionisti hanno scelto di intraprendere la propria strada abbandonando il partito di maggioranza. Le percentuali di voto non li hanno premiati.

Matteo Renzi al Tempio di Adriano per presentare il libro di Massimo D'Alema (S) "Non solo euro", Roma, 18 marzo 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Matteo Renzi  alla presentazione del libro di Massimo D’Alema “Non solo euro”. Roma, l’8 marzo 2014.

Il Congresso – L’ex presidente del Consiglio era ritornato sotto i riflettori della politica durante la campagna elettorale per il No al referendum del 4 dicembre. Ora, forte della vittoria alle urne, prosegue il suo percorso di dissenso verso la corrente maggioritaria all’interno dei democratici. Assieme a Michele Emiliano, il presidente della regione Puglia, chiede che venga indetto un Congresso straordinario per presentare una candidatura alternativa a quella dell’attuale segretario. E aggiunge: «In caso di mancato Congresso, sarà Renzi che farà la scissione, che imporrà una frattura. E’ normale». Una scelta quasi obbligata, sembra sostenere l’ex leader dei Democratici di Sinistra, mentre i renziani si fanno scudo con le regole interne al partito: «A norma di statuto il Congresso si tiene a dicembre», ricorda Ernesto Carbone e trova conferma nelle intenzioni del segretario che ribadisce il rispetto dei tempi prestabiliti.

La “Cosa Rossa” – Massimo D’Alema cerca così d’intercettare la minoranza dem e dal palco del Centro Congressi Frentani strizza l’occhio a distanza a Pierluigi Bersani, parlando di chi ora non si sente libero all’interno di un partito che è venuto meno alle proprie responsabilità verso gli elettori: «Dobbiamo tenerci pronti ad ogni evenienza. I nostri comitati devono iniziare a raccogliere fondi, aprire sedi in tutta Italia. Perché se Renzi porterà il Paese nell’avventura delle elezioni, senza congresso, e cercando di ridurre il partito all’obbedienza, ognuno di noi si sentirà libero». Fa balenare l’idea di una “Cosa rossa” che intercetti coloro i quali si sono sentiti messi in un angolo dalla maggioranza del partito. Alcuni di loro sono seduti in platea. Come Roberto Speranza, che fa il suo intervento prima di correre a Rimini dov’è in corso la riunione di Renzi con i sindaci, perché dice: «Là c’è una parte del nostro popolo e io devo parlare anche con loro».

I comitati Scelgo No archiviano l'esperienza della battaglia referendaria per dare vita a un nuovo modello di organizzazione che avrà un simbolo e un nome nuovo: "ConSenso". ANSA/UFFICIO STAMPA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Il logo del movimento fondato da Massimo D’Alema

Le reazioni – Dall’altro lato del campo arrivano reazioni moderate. Matteo Orfini, presidente del Pd, non nasconde alcuni errori commessi dalla propria squadra, che hanno forse contribuito alla crescita del consenso attorno al Movimento 5 Stelle. Matteo Renzi, nell’intervento sul suo nuovo blog, non cita mai l’avversario, ma si concentra sui successi delle proprie politiche fiscali, in particolare nella lotta all’evasione e nell’idea di un “fisco amico”. Chi alza più la voce è Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, che ammonisce: “Chi divide paga sempre dazio”. D’Alema però non presta orecchio agli avvertimenti e sembra proseguire per la propria strada, con il suo nuovo movimento, “Consenso”. Secondo un sondaggio commissionato da lui stesso, se si andasse a elezioni in questo momento, potrebbero ottenere più del 10 per cento.

I precedenti – Un ottimismo che suona avventato alla luce dei precedenti fuoriusciti dai partiti di maggioranza. Pippo Civati, che ha lasciato il Pd nel 2014 e ha fondato “Possibile”, e Stefano Fassina, ora parte del nuovo gruppo parlamentare “Sinistra Italiana- Sinistra Ecologia e Libertà”, non otterrebbero più del 4 per cento, stando agli ultimi sondaggi. Ma anche a destra c’è chi ha tentato una strada propria. A partire da Gianfranco Fini che nel 2010 ha lasciato il “Popolo delle Libertà” guidato da Silvio Berlusconi e ha fondato “Futuro e Libertà”. Sostenitore del governo di Mario Monti e poi alleato di “Scelta Civica” alle elezioni del 2013, non va oltre lo 0,46% alla Camera. Infine Angelino Alfano, che era considerato il delfino del leader di Arcore, crea il “Nuovo Centro Destra”, forte delle cariche già ottenute al governo quando era ancora nel PdL. Alle regionale del 2015 arriva a uno stiracchiato 6% in Campania, ma ottiene appena l’1,19% in Toscana.