«Si sostiene che il problema sono i diritti dei bambini, ma in realtà è l’utero in affitto». Eugenia Roccella, ministra di Famiglia, Natalità, Pari Opportunità, insiste sul presunto «problema antropologico della filiazione». Un braccio di ferro con Lucia Annunziata, che ha condotto l’intervista a Mezz’ora in Più: «l’utero in affitto è il cuore del problema», ha insistito la ministra per tutta la durata della trasmissione, sostenendo di difendere il diritto delle donne contro il mercato della maternità. Dal canto suo, la giornalista ha cercato di riportare la ministra sul tema dello stop delle trascrizioni dei certificati di nascita: «è una misura ideologica», sostenendo che si tratti di una prova di forza del governo sulla maternità surrogata. Un dibattito acceso che è culminato con l’esplosione di Annunziata: «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, ca…». Poi le scuse ai telespettatori e alla stessa ministra.

Lo stop alle trascrizioni – L’intervista è ruotata attorno alla proposta di regolamento europeo: i genitori riconosciuti in uno stato dell’Unione europea verrebbero automaticamente riconosciuti in qualsiasi altro stato membro. Il certificato europeo di filiazione – questo il nome del potenziale documento – aiuterebbe le coppie che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata o alla fecondazione eterologa fuori dai confini italiani. Fino a pochi giorni fa, per farsi riconoscere come genitori in Italia si doveva fare richiesta alle amministrazioni locali, che avevano piena discrezionalità nell’accogliere i certificati esteri.
Milano era uno dei comuni “virtuosi” nella trascrizione degli atti di nascita di bambini nati all’estero da fecondazione eterologa o maternità surrogata. Tuttavia, dal 14 marzo è arrivato lo stop del prefetto. L’indicazione è arrivata appena la Commissione alle politiche europee al Senato si è pronunciata contro la proposta di regolamento: violerebbe i principi di sussidiarietà e proporzionalità, cioè interverrebbe illegittimamente su materie di competenza nazionale. Non solo un problema formale di competenze: le forze di maggioranza temono che così vengano legittimate la fecondazione eterologa e la maternità surrogata, seppur eseguite lecitamente all’estero.

Questione terminologica – Roccella si rifiuta di chiamarla maternità surrogata: «la terminologia tecnica maschera il passaggio di denaro, chiamiamola con il suo nome: utero in affitto». La posizione della ministra riflette il sentimento della maggioranza di governo. Sul tema si è espresso  Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia, ospite della trasmissione In Onda su La7: i genitori omosessuali «spacciano per proprio figlio» un bambino nato da maternità surrogata. Roccella appoggia le affermazioni del vicepresidente alla Camera: «Rampelli ha ragione: se parli dei due padri come genitori non dici la verità».
Anche Federico Mollicone, presidente alla Commissione cultura, si esprime in tv sull’argomento. Ospite di Omnibus, sostiene che la maternità surrogata è «più grave della pedofilia», aggiungendo che «siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa». Toni altrettanto infuocati dal Lucio Malan, capogruppo Fdi al Senato: «La pretesa degli “omogenitoriali” è privare il piccolo di uno dei genitori e poi imporgli ciò che non esiste: i “2 papà” o le “2 mamme”», ha detto su Twitter.
Da Orazio Schillaci, ministro della Salute, arriva l’invito ad abbassare i toni: «Credo che affrontare problemi come questo con calma sia nell’interesse di tutti».